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L’antenato di King Kong esisteva davvero: è il gigantopiteco

Alta 3 metri e pesante 250 chili, questa scimmia enorme abitava parti dell’Asia fino a 100 mila anni fa. La sua estinzione sarebbe stata causata da ciò che pareva la sua forza: la stazza. Era infatti troppo grossa e pesante per arrampicarsi sugli alberi in cerca di cibo. Ha ispirato il simpatico orango tango del film d’animazione “Il libro della giungla”.

di Lorenzo Sangermano
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E se King Kong fosse esistito davvero? Al di là delle sue dimensioni esagerate, l’enorme scimmia cinematografica non è un invenzione degli sceneggiatori di Hollywood, ma prende ispirazione dal gigantopiteco. Questa gigantesca scimmia, alta fino 3 metri e con un peso di 250 chili, vagava per l’India, la Cina, la Thailandia e il Vietnam fino a circa 100.000 anni fa, quando scomparve misteriosamente.
Gli studiosi del Senckenberg Center for Human Evolution and Palaeoenvironment di Tübingen, e del Senckenberg Research Institute di Francoforte, sembrano ora aver gettato luce sulle abitudini alimentari di questa specie. Uno studio pubblicato sulla rivista “Quaternary International” ha analizzato gli isotopi del carbonio nello smalto dei denti fossili ritrovati in Cina e Thailandia, fornendo nuove prospettive sulla sua dieta.

L’orango tango è il parente vivente più prossimo del gigantopiteco. (Foto: IPA)


Secondo gli scienziati, il gigantopiteco era vegetariano, ma non si limitava a cibarsi di bambù. Frutta, semi e probabilmente cibo di origine vegetale, simile alla dieta dei moderni gorilla, rappresentavano buona parte della sua alimentazione. Viveva confinato nelle foreste e la sua scomparsa potrebbe essere stata causata proprio dalla sua enorme e spaventosa stazza che – crudele scherzo del destino – non gli permetteva di arrampicarsi sugli alberi alla ricerca del cibo.
Hervé Bocherens, coordinatore dello studio, ipotizza che il gigantopiteco, avendo necessità di grandi quantità di cibo, si sia trovato in difficoltà durante il Pleistocene, quando ampie aree di foresta per i cambiamenti climatici e per la siccità si trasformarono in savana, un ambiente ostile per lui. A rendere ancora meno accogliente l’ambiente interveniva la possibile competizione con altri ominidi, come Homo erectus e Homo sapiens, che utilizzavano strumenti e potevano rappresentare una minaccia per la gigantesca scimmia. La mancanza di prove fossili di tali incontri rende però ancora difficile ricostruire gli eventi che hanno portato alla sua estinzione.

Il gigantesco King Kong nel primo film dedicato al super gorilla. (Foto: IPA)

Il gigantopiteco è diventato un esemplare leggendario, spesso paragonato al mitico King Kong. Anche se la sua esistenza è conosciuta principalmente attraverso pochi resti, come frammenti di mandibola e denti, nella cultura popolare ricopre un ruolo significativo ed è diventato popolare anche tra i ragazzi degli anni 70 e 80, poiché ha ispirato il personaggio di King Louie nel film d’animazione del 1967 firmato Disney e tratto da “Il Libro della Giungla”.
Nuove ricerche hanno anche portato alla luce informazioni genetiche sulla specie. Un dente risalente a 1.9 milioni di anni fa, proveniente da una grotta nel sud della Cina, ha rivelato che l’orango tango è il parente vivente più vicino al gigantopiteco. Questa scoperta, ottenuta attraverso una tecnica chiamata palaeoproteomics, potrebbe aprire nuovi orizzonti nella comprensione della storia evolutiva di altre specie, compresa quella umana.

Foto d’apertura: IPA

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