La favola vera di Eden Willmott, la “principessa delle foche”
Ha solo 23 anni e una missione nobile e impegnativa: salvare e riabilitare le foche che si trovano in pericolo. La sua storia, d’ispirazione per molti, racconta di compassione e amore per questi abitanti dell’oceano così vulnerabili. Nota sui social, dove ha un grande seguito, Eden unisce l’attività di zoologa sul campo a tutta una serie di consigli pratici che tendono alla salvaguardia degli oceani e alla tutela degli habitat marini
di Redazione
Alcune bambine sognano di diventare principesse; altre vorrebbero essere veterinarie, per curare gli animali. Chissà se la piccola Eden Willmott immaginava che un giorno sarebbe stata definita la “principessa delle foche”, diventando nota in tutto il mondo.
Originaria del Lincolnshire, in Inghilterra, la giovane donna ha sempre avuto un’affinità particolare con gli animali marini e questo l’ha portata a dedicare la sua vita al salvataggio delle foche.
Oggi ha 23 anni e un profilo Instagram dal seguito importate, ma il suo percorso è iniziato quando ne aveva solo 17. Il suo idolo è sempre stata l’oceanografa Sylvia Earle – la prima donna a capo della NOAA (National Ocenic and Atmosferic Administation) – una figura che ha nutrito la sua passione per gli oceani e gli abitanti del mare.
Al termine delle superiori, Eden ha scelto un tirocinio che le desse l’occasione di stare il più possibile a contatto con il mare: una scelta che le ha permesso di imparare come salvare le foche e di occuparsi della loro riabilitazione.
Per la giovane appassionata del mare e delle sue creature è stato un colpo di fulmine: ha capito immediatamente che quella sarebbe stata la sua strada e ha proseguito gli studi frequentando l’università. La sua laurea in zoologia le ha permesso di diventare “salvatrice di foche” a tempo pieno al Natureland Seal Sanctuary, in Inghilterra.
Sul suo profilo Instagram pubblica ogni giorno video dei cuccioli in riabilitazione, che presenta per nome e dei quali racconta le avventure che hanno subito e le cure cui vengono sottoposti.
Il suo lavoro è molto diverso da quello di tante sue coetanee: ogni giornata è ricca di emozioni e diversa dalla precedente e quasi tutto si svolge all’aria aperta. Per lei lavorare fuori è un’ottima opportunità di riconnessione con la natura, per ritrovare se stessa e riflettere su ciò che fa per il pianeta, per gli animali e per gli altri.
Una buona parte del suo lavoro, che per lei è diventato una “missione”, si sviluppa anche grazie alle piattaforme social ed è educare le persone sugli effetti dell’inquinamento, fornendo consigli soprattutto per la salvaguardia degli oceani, cosicché siano habitat più puliti e sicuri per i mammiferi marini che li abitano. Il messaggio di Eden è che tutti possiamo fare la nostra parte, iniziando a tenere pulita la spiaggia che frequentiamo e riducendo e eliminando proprio il consumo di plastica monouso, una delle prime cause di inquinamento dei mari.
La zoologa si sta allenando ora per la Maratona di Londra 2025, che correrà per sostenere il WWF.
Le foche comuni sono originarie di Europa, Asia e coste occidentali e orientali degli Stati Uniti. Le minacce alla loro sopravvivenza sono molteplici: ogni anno si stima che muoiano 300 mila mammiferi perché rimangono intrappolati nelle reti da pesca abbandonate in mare, e non solo.
In un’intervista a “Newsweek”, Eden ha raccontato la sua esperienza: “Abbiamo visto molti casi nel corso degli anni in cui le foche rimangono intrappolate in reti da pesca che le strangolano man mano che crescono. Se non intervenissimo, ciò le porterebbe alla morte.
“Anche durante la stagione dei parti le foche sono minacciate”, ha spiegato Eden. “Se le madri infatti sono infastidite ad esempio dall’avvicinarsi di cani e di persone, abbandonano i propri cuccioli e i piccoli sono troppo deboli per sopravvivere da soli durante questa fase della loro vita”.
La sua attività di divulgazione comprende anche la diffusione di consigli su come approcciarsi alle foche. Innanzitutto, bisogna sapere che trovare foche in spiaggia non è sempre un cattivo segno, perché non è detto che siano per forza ferite o in difficoltà. Raggiungono le coste, infatti, anche per riposare e recuperare energie dopo lunghi tragitti in mare.
Per capire se una foca è arrivata in spiaggia per chiedere aiuto, bisogna fare attenzione ad alcuni segnali, tra cui la presenza di ferite visibili o sangue, occhi secchi, respirazione affaticata, muco intorno al naso e agli occhi, tosse o starnuti.
La raccomandazione della “principessa delle foche” è comunque quella di non disturbarle: mantenetevi almeno a 100 metri di distanza, tenere i cani al guinzaglio, allontanate i bambini e chiamare le associazioni locali di riferimento, che possano verificare rapidamente se è necessaria assistenza veterinaria.
Testo di Giulia Drigo
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