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Festeggiamo l’8 marzo anche nel mondo animale  

Sono diverse le specie in cui le femmine rivestono il ruolo di leader indiscusso. Cacciano, guidano il gruppo, gestiscono le risorse, appianano i conflitti e vivono più dei maschi. Che a volte… divorano!

di Alessio Pagani

C’è una massima molto in voga tra gli studiosi del regno animale che certifica come, in un certo senso, il potere sia delle femmine. La motivazione è semplice: «Gli ovuli sono molto rari, di spermatozoi invece ce ne sono tantissimi: è quindi la femmina che decide e comanda». Forse non per tutte le specie è così ma sono diversi, ed emblematici, i casi in cui il “girl power” si manifesta in tutta la sua potenza nel mondo della natura. E oggi, 8 marzo, Festa della donna, vi portiamo alla scoperta degli animali che prosperano grazie a una leadership femminile.   

Le api

Esiste una società più matriarcale di quella delle api? Se il fatto di essere dominata da una regina non fosse abbastanza, infatti, anche la maggior parte della popolazione è femmina. Lo abbiamo scoperto tardi, ma è proprio così. Dai tempi di Aristotele fino alla metà del XVII secolo si credeva infatti che l’ape regina fosse un re. Veniva chiamato ape mastro ed era descritto come un despota assoluto che passava il suo tempo a impartire ordini e a controllare l’operato dei suoi sudditi. Tra i pochi che avevano intuito l’incredibile perfezione della vita sociale delle api, però, c’era Sant’Ambrogio, vescovo di Milano (parliamo del IV secolo d.C.), oggi, non a caso, patrono degli apicoltori, che si rivolgeva alla regina chiamandola “benedetta e meravigliosa ape madre”.

E aveva ragione. Nell’alveare il potere è tutto all’insegna del femminile. Da una parte domina la figura della regina, che all’interno dell’apiario funge da polo di attrazione, dall’altra c’è il corpo, numericamente considerevole, delle operarie che garantiscono l’efficacia dell’intero sistema: la costruzione delle cellette, la pulizia dell’arnia, la produzione di cera, la cura e la nutrizione delle larve, la raccolta del nettare e, cosa fondamentale, la produzione e l’immagazzinamento del miele. Pur avendo lo stesso corredo cromosomico, l’ape regina e le operaie si differenziano per il diverso tipo di alimentazione. Per i primi tre giorni tutte le larve sono nutrite con la pappa reale, dal terzo giorno in poi solo la regina continua a seguire questo particolare regime dietetico. Agli altri membri della comunità viene servito il cosiddetto “pane delle api”, composto da una miscela di miele e di polline.    

La leonessa

Il re della giungla è il leone. Ma a comandare davvero è la leonessa. Più attiva, coraggiosa, con una reputazione temibile nel regno animale. Questa eccellente cacciatrice provvede direttamente ai fabbisogni dei suoi cuccioli. Le leonesse guidano praticamente sempre i movimenti del gruppo, si impegnano nella maggior parte delle battute di caccia cooperativa e condividono regolarmente la preda coi compagni. La distribuzione del cibo è egualitaria, in modo tale che femmine diverse possono assumere ruoli di capibranco. Le femmine che agiscono come leader uniscono le forze l’una con l’altra per difendere il loro territorio dall’attacco di altri branchi e contro le incursioni dei maschi estranei che puntano a uccidere i cuccioli.    

L’elefantessa

I branchi dei pachidermi sono normalmente guidati dalla femmina più anziana. A capeggiare gli elefanti africani e asiatici sono, infatti, le matriarche. Quando le unità familiari si spostano da un luogo all’altro, è proprio la leader che guida i movimenti collettivi. Ma non solo. Tra gli elefanti africani, quasi esclusivamente le femmine intervengono nella risoluzione dei conflitti all’interno dei gruppi. E se questi dovessero sfociare in qualche tipo di minaccia, sempre le matriarche spronano i membri adulti del branco a “unire le forze”collaborare” e a formare un cerchio protettivo attorno ai piccoli.   

La iena

Qui il potere rosa è visibile anche a occhio nudo: le femmine sono più grandi e aggressive dei maschi. Sono loro che iniziano a fare il tipico verso della “risata”, le prime a nutrirsi e coloro che procurano la maggior parte del cibo. Sono grandi cacciatrici in gruppo e vivono in società denominate clan che possono comprendere anche oltre cento individui. Gruppi che sono formati da più linee materne e sono dominati dalle femmine. Una prova? È loro la priorità nell’accesso alle risorse come cibo e acqua. Ma con un punto fermo: è il rango sociale della femmina a determinare l’ordine alimentare. Nel contesto dei movimenti, poi, le femmine adulte di alto rango e in allattamento sono quelle che si assumono la responsabilità di guidare il gruppo.   

Le bonobo

In questa specie sono due le caratteristiche tipiche: comandano le femmine e si fa molto sesso. I bonobo (pan paniscus) hanno una leadership femminile caratterizzata da interazioni sociali pacifiche. Le femmine usano il contatto genitale per ridurre le tensioni coi maschi e con le altre femmine del gruppo. L’ultima scoperta recente, e pubblicata nel 2017 sulla rivista scientifica Current Biology, racconta meglio queste dinamiche. Anche se le femmine di bonobo si accoppiano con molti maschi diversi, alla fine fanno cuccioli solo con i loro preferiti. È un tassello importante per capire la società dei bonobo, che a differenza di quella degli scimpanzé non è basata su gerarchie maschili e sull’uso della violenza, ma su un matriarcato in cui il sesso è usato come un mezzo per risolvere i conflitti. Indipendentemente dal genere.

L’orca

Anche in questi mammiferi marini la leadership è femminile e spetta alla più anziana. Inoltre, le femmine cacciano assieme e si prendono cura l’una dei cuccioli dell’altra. Ma non solo. I figli restano per decenni insieme alla madre, pertanto formano una struttura familiare molto stabile. Le femmine di orca, poi, sono molto più longeve rispetto ai maschi. Se la vita media di un maschio si aggira intorno ai trent’anni, le femmine sono fertili fino ai trenta – quarant’anni circa, ma vivono fino ai sessanta e oltre. Sono tra i pochi mammiferi ad andare in menopausa. Si crede che proprio a questo si debba l’enorme dipendenza dei gruppi di orche dalle matriarche, le quali accudiscono il gruppo per molti anni, nipoti compresi. 

Lemure dalla coda ad anelli

Femmine e maschi sono delle stesse dimensioni, ma sono le prime a dominare il gruppo. Anche per questo hanno la precedenza quando si tratta di nutrirsi. Queste scimmiette con la coda bianca e nera, rese popolari anche dal film d’animazione “Madagascar”, sono una specie dispotica, cioè organizzata in gruppi dittatoriali caratterizzati da una rigida gerarchia mantenuta dalle femmine adulte. Che non solo si cibano per prime, ma dettano anche i tempi di diverse azioni della vita quotidiana: hanno la priorità, per esempio, per quanto riguarda le operazioni di pulizia e la scelta dei siti dove dormire o costruire il rifugio.

Le formiche

Le formiche vivono in colonie matriarcali, simili a quelle delle api. C’è una regina e migliaia di lavoratrici che mantengono operativo il formicaio. I pochi maschi assolvono a funzioni riproduttive. Oltretutto i maschi di questi insetti si sviluppano da uova non fecondate e quindi hanno un patrimonio genetico ridotto, mentre dalle uova fecondate (quindi con il mix di geni del maschio e della femmina) nascono solo le femmine. Ci sono poi casi in cui il “girl power” viene portato all’estremo. Capita con una specie di formica originaria dell’Amazzonia, la Mycocepurus smithii. Il suo è un mondo interamente al femminile: vive e si riproduce per clonazione, dato che a un certo punto della sua evoluzione ha deciso di lasciar perdere la riproduzione di tipo sessuato per poter fare a meno dei maschi. Ogni esemplare è, infatti, un’esatta replica della regina, vera madre-padrona dell’intera colonia. Il ricorso alla riproduzione sessuata, infatti, viene utilizzato solo raramente e con uno scopo preciso: garantire la variabilità genetica che favorisce maggiori possibilità di sopravvivenza.  

Vedova nera

La superiorità delle femmine, qui, diventa addirittura splatter. Questo ragno, infatti, è stato chiamato così perché la femmina, che misura circa 15 millimetri, è decisamente superiore al maschio, di dimensioni di circa 3-4 millimetri. Ma non solo. Spesso dopo l’accoppiamento proprio i ragni di sesso maschile servono da spuntino alle femmine, finendo per essere divorati. Per salvarsi possono solo ricorre all’astuzia, e fanno in realtà del loro meglio per sfuggire a questa orribile sorte: scelgono preferibilmente di accoppiarsi con femmine che abbiano mangiato da poco.  

(Foto d’apertura: IPA)

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