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È il cane la medicina migliore contro la demenza negli anziani  

Avere un compagno a quattrozampe riduce il rischio del 40%. Lo affermano gli scienziati giapponesi secondo cui i proprietari di animali domestici hanno maggiori probabilità di fare esercizio fisico ed evitare l’isolamento sociale.

di Alessio Pagani

C’è una medicina, per così dire tradizionale, che aiuta a prevenire la demenza senile. E mette al riparo gli anziani dal decadimento cognitivo. Si può assumere in dosi illimitate e non ha effetti collaterali. Anzi i suoi benefici sono molteplici: stiamo parlando del cane.   

Secondo una ricerca condotta in Giappone, avere un quattrozampe in casa può ridurre, infatti, il rischio di sviluppare demenza in età avanzata. È questa la conclusione cui sono arrivati, dopo quattro anni di approfondimenti, gli specialisti del Metropolitan Institute for Geriatrics and Gerontology di Tokyo. Una ricerca, la loro, che è stata condotta per gradi: prima ha monitorato il benessere di quasi 12.000 residenti della città di età superiore ai 65 anni e poi hanno sondato le loro abitudini. Evidenziando come i proprietari di cani avessero il 40% in meno di probabilità di contrarre la demenza rispetto a quelli senza la compagnia di un quattrozampe.  

Il tutto anche dimostrabile su base empirica, dato che il cane è un condizionamento alla vita attiva. Gli anziani che vivono con loro, infatti, passeggiano di più e hanno circa il 50% di probabilità in meno di sviluppare disabilità fisiche. Quest’ultima ricerca, però, si è spinta oltre: pubblicata nell’edizione di dicembre di Preventive Medicine Reports, è stata la prima a individuare un legame tra il possedere un cane e l’insorgenza della demenza. «Avere un cane ha permesso ai proprietari di fare esercizio abitualmente ed evitare l’isolamento sociale e questi erano i due fattori chiave per cui le persone avevano un rischio molto più basso di sviluppare la demenza», ha spiegato il dottor Yu Taniguchi, l’autore principale dello studio. E questo è legato non solo al movimento, ma alle opportunità sociali che il possesso di un cane porta con sè. Come interazioni, frequentazioni. «Per prendersene cura, le persone devono abituarsi a uscire e questo rende molto più probabile che abbiano poi interazioni e socializzazione con altre persone», ha aggiunto il dottor Taniguchi. Al parco, in passeggiata o banalmente in strada si combatte l’isolamento. Si parla, ci si confronta e in pratica si allena in cervello.  

Ecco perché lo studio ha esaminato anche i collegamenti tra i gatti domestici e l’insorgenza della demenza, ma ha scoperto che avere un compagno felino non ha alcun impatto percepibile sul benessere mentale del proprietario. Proprio perché il micio raramente influisce su movimento e socialità.   

(Foto d’apertura: IPA)

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