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Dietro ai potenti si nascondono i gatti

Sono stati diversi i capi di Stato, primi ministri e Papi rapiti dalla passione per i felini. Ecco alcuni dei mici che li hanno accompagnati al vertice del potere.

di Lorenzo Sangermano

Il potere parla la lingua dei gatti. Ad accomunare re, regine, capi di stato, super star del mondo del cinema e della musica, infatti, ci sono proprio i felini di casa. Che con la loro presenza hanno scandito la vita di moltissimi leader mondiali.

Uno dei casi più conosciuti è Socks (nella foto d’apertura), il gatto dell’ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton. A renderlo famoso lo stesso presidente, che aveva l’abitudine di mostrarlo spesso al pubblico, sperando anche di generare simpatia e approvazione. La figura di Socks è diventata famosa a tal punto tra i capi di Stato da trasformarsi in un caso politico. Non mancarono infatti gli avversari che utilizzarono il povero gatto come argomento di discussione contro Clinton.

Al numero 11 di Downing Street, la dimora del capo di Stato britannico, uno strano inquilino gira per i corridoi. È Larry, il “capocacciatore” di roditori della residenza, che in 15 anni di servizio ha convissuto con David Cameron, Theresa May, Boris Johnson e ora con l’attuale primo ministro Riski Sunak. Una tradizione, quella dei mici del primo ministro, che risale addirittura ai tempi di Enrico VIII e che vede Larry come un lavoratore a tutti gli effetti dello stato. Infatti il suo mantenimento è stato inserito nel bilancio pubblico rendendolo così un dipendente del governo.

Nell stessa dimora londinese, a passare alla storia anche per la relazione con il suo gatto Jock è stato Winston Churchill. Il premier è ricordato per il suo grande amore verso il felino, che aveva l’abitudine di addormentarsi sulle ginocchia del padrone. La loro amicizia non terminava però tra le mura di Downing Street. Churchill era solito portare con sé Jock dovunque, anche alle sedute della Camera dei Comuni.

La lista degli amanti dei gatti si allarga perfino al nostro presidente della Repubblica Sergio Mattarella, grande estimatore dei felini. Nel panorama italiano, Camillo Benso di Cavour amava circondarsi di gatti mentre Giovanni Giolitti, storico presidente del Consiglio, aveva l’abitudine di rifugiarsi nella sua villa Plochiù e recuperare le forze tra i suoi numerosi felini.

Un rapporto difficoltoso ha invece descritto la storia tra la Chiesa e i gatti. Infatti, dopo una persecuzione durata tutta il Medioevo (i gatti erano ritenuti simboli malefici e amici delle streghe), la curia ha disteso i rapporti a tal punto da accogliere al suo interno illustri gattofili. Il cardinale Richelieu, Papa Pio VII, Papa Leone XII ne sono solo alcuni esempi.

Il caso che rimarrà certamente più impresso nella storia della Chiesa è quello recente di Papa Ratzinger. Infatti il pontefice ha da sempre dimostrato il suo amore per i gatti, adottando anche una colonia felina all’interno dei territori vaticani. Non sono rare le immagini del Papa Emerito (come quella qui sopra) che lo ritraggono mentre accarezza un micio, anche nei giardini del monastero Mater Ecclesiae dove risiedeva.

(Foto d’apertura: IPA)

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