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Caretta caretta si accoppiano nel porticciolo di Torre Guaceto. Record di nidi per l’estate 2023

Cresce il numero di uova di tartaruga marina sulle spiagge italiane e mediterranee, ma la loro sopravvivenza è minacciata da fattori come la gestione degli arenili e il cambiamento climatico

di Silvia Stellacci

Un esercito di baby tartarughe è pronto a prendere il largo nelle acque del Mar Mediterraneo. A breve assisteremo alla schiusa di un gran numero di uova, che proprio in questo periodo vengono deposte sulle spiagge della nostra penisola dalle madri dei futuri piccoli. Tra gli ultimi avvistamenti, c’è quello avvenuto nel porticciolo di Brindisi, dove due sub hanno registrato il rituale di accoppiamento tra due esemplari di Caretta caretta.

«È un evento straordinario», ha spiega il biologo faunista del Consorzio di Gestione di Torre Guaceto, Giacomo Marzano, «e si aggiunge alla presenza di nidificazioni nel Brindisino. Negli anni passati abbiamo trovato impronte sull’arenile della riserva e uova distrutte da una mareggiata a nord di Brindisi. Il rituale di accoppiamento al quale hanno assistito i fortunati sub ci dice che presto troveremo un nido». Tanto che i referenti del Consorzio chiedono di chiamare il numero 335 523 0215, qualora qualcuno dovesse avvistarlo.

L’accoppiamento delle Caretta caretta e i pericoli a cui vanno incontro

Dopo una danza di corteggiamento, le tartarughe si accoppiano in acqua. Il maschio si aggrappa al carapace della femmina con i due unghioni che ha sulle pinne anteriori. Poi, l’esemplare femminile raggiunge la sabbia e, a distanza di una settimana dall’altra, fa tra le due e le tre deposizioni in diversi e altrettanti nidi. Ognuno di questi conta al suo interno dalle 50 alle 120 uova, ma il successo della riproduzione non è assicurato. Il pericolo maggiore per la nascita dei piccoli è rappresentato dalla gestione delle spiagge, in particolar modo dalla pulizia meccanica dell’arenile e dallo spostamento degli ombrelloni, che sarebbe meglio non muovere più volta posizionati a inizio stagione.

«È necessario garantire a questa specie protetta sempre più presente nel Mediterraneo occidentale adeguate misure di conservazione», dichiara Stefano Di Marco, Project Manager del progetto Life Turtlenest, coordinato da Legambiente e cofinanziato dall’UE attraverso il programma LIFE. «Il coinvolgimento dei comuni sarà di fondamentale in questa operazione: le amministrazioni locali possono infatti fare molto per disincentivare l’uso dei mezzi meccanici per la pulizia delle spiagge, disciplinare i ripascimenti delle spiagge e limitare l’inquinamento acustico e luminoso che rappresentano una minaccia sia durante le fasi di deposizione che di schiusa», continua Di Marco. «Per fortuna si sta diffondendo la consapevolezza che il ritrovamento di un nido di Caretta caretta è una buona notizia non solo dal punto di vista della biodiversità ma anche dal punto di vista socio economico. Ne è testimonianza il fatto che molte località stanno costruendo la loro identità intorno alla presenza della tartaruga marina».

Record di nidi nel Mediterraneo e ruolo del cambiamento climatico

Le Caretta caretta non hanno ancora finito di deporre le loro uova – la stagione durerà ancora per quattro settimane – ma sono stati superati già tutti i numeri delle precedenti annate. Sono 293 i nidi ritrovati e messi in sicurezza sulle coste italiane: 105 di questi si trovano in Sicilia, 86 in Calabria, 43 in Campania e 24 in Puglia. Lo comunica Legambiente dopo aver condotto un’analisi sui dati di Tartapedia.it, che accoglie le segnalazioni provenienti dalle associazioni attive sul territorio. Rispetto al 2022, il numero dei nidi è raddoppiato e supera di gran lunga anche la ricca stagione del 2021, in cui si registrarono più di 240 ritrovamenti.

È aumentato in modo esponenziale anche il numero di nidi registrati sulle coste “insolite” del Mediterraneo occidentale, come quelle del litorale toscano e laziale (12 e 11 ritrovamenti). La causa è da ricercarsi nel surriscaldamento globale e delle acque marine dovuto al cambiamento climatico. Per la dottoressa Sandra Hochschied, ricercatrice Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli e responsabile scientifico del progetto LIFE Turtlenest, il motivo è da ricondursi all’innalzamento delle temperature. «Questa estate», ha confermato «è ripresa decisa la corsa delle tartarughe marine verso latitudini più settentrionali, spinta dal cambiamento climatico che ha causato un significativo aumento della temperatura rendendo adatti alla deposizione ambienti che solo qualche anno fa erano troppo freddi per questi splendidi rettili».

(Foto d’apertura: @torreguaceto)

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