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“Dog Gone”, il film che abbiamo bisogno di vedere  

Una commovente storia vera per famiglie con cani e figli. Racconta la disperata ricerca di un cane smarrito e l’importanza che i quattrozampe possono avere nella vita di ognuno di noi.

di Alessio Pagani

Non sarà archiviato sotto la voce “capolavori” della storia del cinema. Eppure “Dog Gone – Lo straordinario viaggio di Gonker” è uno di quei film che ogni tanto abbiamo proprio bisogno di vedere. Magari sdraiati a letto, con cane e figlio che si contendono lo spazio sul piumone, tra i genitori.

Disponibile da una manciata di giorni su Netflix, la pellicola di Stephen Herek è pensata proprio per le famiglie che amano in egual misura figli e animali e si dedicano a loro senza risparmiarsi. Arrivando anche a sbagliare con loro – questo è certo perché nessuno è infallibile – ma facendo tutto il possibile per prendersene cura. Perché “Dog Gone”, seppur romanzata, è una storia vera. Comune, quasi banale e per questo straordinariamente simbolica.

La pellicola, infatti, è l’adattamento cinematografico del romanzo di Pauls Toutonghi, nella realtà marito di Peyton Marshall, sorella di Fielding Marshall, uno dei protagonisti umani della storia insieme al padre John e alla madre Ginny. L’uomo ascoltò proprio dalla famiglia Marshall della disavventura da loro vissuta alla fine degli Anni ’90, quando il loro cane, un golden retriever color miele di nome Gonker, scomparve lungo i sentieri degli Appalachi.

Da lì prende le mosse questa corsa contro il tempo, anche perché l’animale era affetto dal morbo di Addison e necessitava di una speciale iniezione ogni trenta giorni. Altrimenti non sarebbe sopravvissuto. Scatta così un conto alla rovescia di tre settimane. Solo che questo cane, come tutti i cani, non è semplicemente un quattro zampe. È l’ancora di salvataggio di ognuno dei protagonisti.

È l’amico numero uno di Fielding, neolaureato alle prese con i dubbi esistenziali e le frustrazioni personali. Il compagno che lo ama incondizionatamente, al di là dei suoi pregi e suoi difetti. È il salvagente per la madre Ginny e l’ultima occasione rimasta per fare pace con i traumi “canini” del suo passato. Ed è la sola chiave che possa permettere al padre John di comprendere davvero chi sia suo figlio.

La perdita di Gonker, la paura di non ritrovarlo più e la possibilità che muoia per via della mancanza di cure, scatenano così in tutta la famiglia uno spirito di intraprendenza e mette in moto risorse inaspettate che permetteranno loro di resistere allo stress, al dolore crescente e all’incubo di non riabbracciare più il loro quattrozampe. Il viaggio alla ricerca dell’animale che vede protagonisti padre e figlio, poi, è commovente. Così come pure la solidarietà, queste tipica dell’animo a stelle e strisce, di tutta una nazione che in nome di un cane cancella ogni possibile differenza. Fino ad arrivare all’insegnamento più importante di questa piccola grande storia, che riguarda il valore delle promesse. Importanti, fondamentali. A patto di crederci veramente.

(Foto d’apertura: @ceclaurasiegel)

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