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Li aspettavano torture indicibili: 16 orsetti sono stati salvati e ora crescono protetti

La ong Free the Bears, che opera in diversi Paesi dell’Asia, racconta che è stato il salvataggio più numeroso di sempre di cuccioli di orso tibetano. Chiamati anche “orsi della luna” per la chiazza di pelo bianco che hanno sul petto, sono una specie in pericolo perché i trafficanti orientali ne utilizzano la bile per la medicina tradizionale e anche per bibite e shampoo.

di Redazione
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Le fotografie che vedete “parlano da sole”, come si dice. Uniche per l’eccezionalità dell’operazione e per la bellezza che ritraggono, mostrano sedici meravigliosi cuccioli di orso nero asiatico (Ursus thibetanus) salvati dall’intervento della Polizia di Vientiane, la capitale del Laos, con l’aiuto indispensabile della ong Free the Bears.
Sono stati i volontari dell’organizzazione, infatti, che opera in diversi Paesi asiatici, a prendersi cura fin dal primo momento dei piccoli terrorizzati e denutriti e a portarli, dopo un lungo viaggio, fino all’immenso Luang Prabang wildlife sanctuary. Dal buio del terrore alla luce di un santuario per gli orsi noto il tutto il mondo. Vi raccontiamo quella che è stata una vera odissea, finita bene.

Tutto ha inizio quasi due mesi fa, il 19 marzo. Alla periferia della capitale Vientiane, la Polizia Ambientale fa un blitz in una casa privata. I vicini hanno chiamato gli agenti perché sentono rumori incredibili, giorno e notte, sembrano pianti di bambino, a tratti urla, senza sosta. La scena che i poliziotti si trovano di fronte è agghiaccinate: buttati in casse distrutte e sporchissime, addossati l’uno all’altro e allo stremo delle forze, ci sono 18 cuccioli di orso in fin di vita.
Prima ancora di toccare gli animali, viene chiamata Free the Bears. La situazione è disastrosa, l’allarme è assoluto, non si capisce se sono arrivati in tempo per portarli in salvo. Un orsetto no, putroppo giace nell’angolo di una cassa. Bisogna fare prestissimo!

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Foto: Facebook / Free the Bears

Inizia quella che sarà una corsa contro il tempo e che dura due giorni.
I cuccioli vengono sfamati subito con l’ausilio di biberon e poi via, bisogna partire verso il rifugio dove ci sono medici e attrezzature adeguate, in città sarebbero tutti condannati al peggio. 17 gabbie rivestite all’interno di foglie, a mo’ di materasso, vengono caricate su diversi pick up, la strada da fare è molto lunga. Il piccolo convoglio si ferma moltissime volte, gli orsetti vanno nutriti e pesati, bisogna monitorarli costantemente. Nemmeno il tempo è clemente, c’è un vento fortissimo, sulle casse vengono messe coperte improvvisate.

Finalmente, ecco il Luang Prabang wildlife sanctuary. I volontari hanno il cuore in gola: ce la faranno, ce la faremo? Tutti gli orsetti vengono portati in quella che è una grande nursery al chiuso, attrezzata con arbusti, tanto verde, piscinette, perfino “giochi” come vecchi pneumatici. I medici li visitano, li nutrono con un latte rinforzato da vitamine e proteine, li “classificano” per poterli riconoscere.
Uomini e animali sono ugualmente sfiniti: dormono tutti insieme, ormai sono in salvo.

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Foto: Facebook / Free the Bears

Sono trascori appunto quasi due mesi e la situazione è molto cambiata. Solo uno dei cuccioli, il più mingherlino, non ce l’ha fatta: lo chiamavano Piccola Lumaca, perché non aveva mai trovato le forze per camminare e si muoveva con grande lentezza. Gli altri 16 invece si sono ripresi, si sono ambientati nella nursery e stanno pian piano preparandosi per il “debutto” all’aperto: sarebbe infatti impossibile portarli adesso fuori dalla struttura, non hanno mai visto l’aria aperta né gli altri animali.
Poiché sono cresciuti solo con umani senza gli insegnamenti naturali e insostituibili della madre, ora devono imparare a… fare gli orsi! A correre, ad arrampicarsi, a cacciare: ci vorrà tempo, forse molto tempo, ma il team del santuario confida che ce la faranno a staccarsi dall’uomo per diventare selvatici.

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Foto: Facebook / Free the Bears

Gli orsi tibetani sono chiamati anche “orsi della luna” per la chiazza di pelo bianco che hanno sotto il collo: in particolare in Corea, Laos e Vietnam sono prede ambite dei trafficanti illegali, che danno loro la caccia per sottoporli a torture indicibili. Spremono loro la bile, utilizzata nella medicina tradizionale, ma anche per bevande e shampoo. La Cina è rimasto l’unico Paese dove la bile dell’orso non è fuori legge.
Non entriamo nei dettagli troppo sconvolgenti, diciamo solo che la bile viene prelevata con una cannetta sempre infilata nell’intestino dell’orso, che soffre di dolori atroci. Così per tutta la vita, anche 30 anni, tenuti in gabbie soffocanti.

Quello che vi abbiamo raccontato è stato il salvataggio di orsi tibetani più numeroso di sempre: alla ong Free the Bears, che ha strappato i cuccioli a un destino tanto atroce, va il ringraziamento mondiale di tutti gli amanti degli animali. Se volete seguire come “diventano orsi” i 16 cuccioli, guardate i filmati pubblicati dai social dell’organizzazione: sono un vero spettacolo!

In apertura: il team di Free the Bears allatta i cuccioli all’aperto. Foto: Facebook / Free the Bears

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