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Dogman, tutti i cani del film di Luc Besson 

Andiamo alla scoperta dei quattrozampe protagonisti della pellicola e dei segreti delle riprese. Oltre 110 in totale, con giornate sul set in cui si sono alternati fino a 80 esemplari diversi.

di Alessio Pagani

Sono alani, levrieri persiani, barboncini, terrier, komondor, pastori belga, akita, rottweiler, bassotti, bichon e tutta una serie di incroci, difficili da inquadrare. Sono tanti, tantissimi. Più di 110 i cani protagonisti di Dogman, il film di Luc Besson, arrivato al cinema dal 12 ottobre, Un drammatico lungometraggio, che fonde violenza e poesia, con Caleb Landry Jones protagonista di una performance attoriale da Oscar. Tutto in nome dei cani. Circostanza chiarita fin dalla prima scena. «Ovunque ci sia un infelice, Dio manda un cane», è infatti la citazione di Alphonse de Lamartine che apre la pellicola. 

Presentata in concorso alla 80ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, racconta di Doug, un uomo tormentato e dal passato difficile che ha sempre avuto come amici un folto gruppo di cani. Insieme ai suoi amici a quattro zampe decide di vendicarsi dei torti subiti.  

Cruciale, in fase di regia e di realizzazione delle riprese è così il contributo degli attori canini. Presenti a decine in ogni fase della lavorazione della pellicola. Se di considera, infatti, il numero totale di cani utilizzati per girare, il conteggio supera le 110 unità. Alcune fonti infatti indicano l’utilizzo di almeno 115 esemplari diversi.  

La particolarità di questo film, però, è un’altra. Ovvero la presenza simultanea di tantissimi cani in diverse fasi delle riprese. Confermata dallo stesso regista. In diverse interviste, Luc Besson ha più volte ribadito che il numero di cani che si aggiravano giornalmente sul set era circa di 60, con punte di 80 in alcune scene corali. Insieme loro, ovviamente, c’erano anche decine di addestratori e preparatori, impegnati a preparare gli animali al ciak e a suggerire alla troupe come muoversi in questo contesto.  

È grazie a questo contributo che i quattrozampe vengono diretti in maniera naturale. Grazie anche all’amalgama creata nel corso delle riprese. Con loro, ha confidato il registra, «avevamo creato una nostra routine, ogni mattina Caleb (l’attore protagonista che interpreta Doug, ndr) e io li portavamo al parco, ci sdraiavano per terra e dopo dieci minuti ci ritrovavamo ricoperti di fango». Strategia efficace a giudicare dal risultato.  

Tra le razze presenti, così, non possiamo non citarne almeno alcune. A partire dal jack russell Mickey. Tra i più piccoli accanto al protagonista,  è però la guida del branco grazie alla sua furbizia.  Ladro provetto, è l’incursore che apre la strada agli altri colleghi a quattrozampe nelle ville e negli appartamenti.  

C’è poi il dobermann. Elegante, possente e guardiano fedele della baracca in cui vive il protagonista. La sua missione è spaventare gli ospiti indesiderati con la sola presenza. Pronto ad aggredire quelli che non ottengono il via libera da parte del suo padrone.  

Come non citare Polly, pastore belga Malinois, ovvero l’arma di Doug. È lei che affronta i nemici del padrone a suon di morsi. Energica e protettiva,  è un’alleata fondamentale.  

E che dire poi del komondor e del suo particolare mantello che caratterizza una delle scene simbolo del film e delle abilità evasive del saluki, il levriero persiano capace di passare attraverso le sbarre di una cella, complice la sua naturale magrezza.  

Ognuno con un proprio ruolo, evidentemente esagerato per dare corpo alla storia, e convincere anche i più scettici che sì, i cani sono meglio delle persone.  

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