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Qatar, scandalo per la strage dei cani in vista dei Mondiali   

Una trentina di animali sarebbero stati uccisi a fucilate. Secondo gli animalisti è in atto una vera e propria campagna di eliminazione dei randagi in vista della massima competizione calcistica.

di Alessio Pagani

«Ventinove cani massacrati a colpi di fucile. Altri rinchiusi in sacchi di plastica e caricati senza nessuna pietà in grandi furgoni anonimi». È una vera e propria barbarie quella che secondo le associazioni animaliste, tra cui Action project animal e Paws Rescue, si sta compiendo in Qatar. L’obiettivo delle azioni, sempre più violente, sarebbe quello di ripulire le strade dai randagi prima dell’inizio dei Mondiali di calcio, al via il prossimo 20 novembre. Gli ultimi a essere eliminati, in ordine di tempo, sarebbero 29 cani. Tutti freddati a colpi di fucile nel corso di quella che appare come una spedizione letale. Stando alle ricostruzioni, diffuse dal quotidiano britannico “The Guardian”, in azione sono entrati quattro uomini armati. Tutto si è consumato rapidamente in un cantiere vicino a Doha: una volta all’interno, infatti, il gruppo di fuoco non ha esitato a compiere una strage, uccidendo quasi tutti i quattrozampe che andavano loro incontro festosi, convinti che li avrebbero nutriti. I pochi sopravvissuti sono ora in cura, in condizioni molto gravi, dai veterinari. Le autorità hanno detto che i responsabili sono stati fermati, ma gli attivisti non riescono ad avere notizie e temono un processo-farsa anche perché la legislazione del Paese non provede punizioni per atti simili. 

C’è inoltre il forte sospetto che l’episodio denunciato, avvenuto lo scorso 10 luglio ma raccontato dai testimoni oculari solo successivamente, non sia l’unico. Sembra, infatti, che in Qatar sia in atto una sorta di macabra operazione di pulizia delle strade in vista dei Mondiali. E uno degli obiettivi primari sono proprio gli animali randagi, cani e gatti, da non mostrare ai tanti turisti che la competizione calcistica porterà con sé. Dopo le polemiche sul mancato rispetto dei diritti umani nei confronti dei lavoratori impegnati nella costruzione di stadi e infrastrutture, ecco una nuova macchia sul Paese del Golfo. Resta ora da capire quale sarà la portata dell’indignazione che si solleverà nel mondo.   

(Foto: IPA)

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