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Orsi, lupi e aquile tornano in Europa   

Un rapporto mostra come questi animali siano tra i principali “predatori di ritorno” nel Vecchio Continente. Vicini alla scomparsa, in pochi decenni sono “rinati” grazie alle maggiori tutele.

di Alessio Pagani

 Tornano i predatori in Europa. Lupi, orsi bruni e aquile dalla coda bianca sono in aumento in tutto il Continente. È quanto emerge dal rapporto “European Wildlife Comeback”, che analizza come alcuni animali selvatici siano fortunatamente scampati a una scomparsa annunciata. Sotto la lente di ingrandimento sono finite 50 specie selvatiche la cui dimensione e distribuzione geografica si è espansa negli ultimi 40 anni «a dimostrazione di come l’efficace protezione legale, il ripristino dell’habitat e la reintroduzione possano guidare il recupero della fauna».

«La stragrande maggioranza si è ripresa grazie agli sforzi umani», ha affermato Louise McRae della Zoological Society of London (ZSL), una delle autrici del rapporto. I risultati della ricerca «sono davvero importanti, incoraggiano e ispirano persone come me a continuare a lavorare in questa direzione». Ovvero aiutare il ripopolamento.

«Il lupo grigio è stato il più veloce a tornare tra i carnivori. Per secoli questa specie è stata presa di mira dall’uomo, soprattutto durante gli Anni 70, quando ce n’erano solo poche specie in alcune zone dell’Europa meridionale e nord-orientale». Da quando è entrata in vigore la legislazione per proteggerli e grazie alla maggiore tolleranza delle persone a viverci accanto, conferma il report, i numeri sono aumentati del 1.800%.

Poi ci sono «12.500 coppie di aquile dalla coda bianca che volano su gran parte dell’Europa, con individui in crescita sulla costa occidentale della Scozia e sull’isola di Wight», mentre in tutta Europa, tra il 1970 e il 2018, «c’è stato un aumento del loro numero del 445%, principalmente grazie alla protezione legale e al divieto di pesticidi dannosi». In crescita anche «le popolazioni di orsi bruni, con un più 44%, crescita spinta da migliori tutele nonostante la persecuzione sia ancora un grosso rischio e i conflitti uomo-orso non siano cessati».  

(Foto d’apertura: IPA)

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