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Giappone, gli akita sfilano a Tokio per ricordare Hachiko 

Decine di esemplari hanno passeggiato nell’area della stazione di Shibuya per celebrare i 100 anni della nascita del cane, entrato nella storia come simbolo di amore, lealtà e attaccamento.

di Alessio Pagani

Nella cultura di massa è ormai immortale. Entrato nel mito. È simbolo della fedeltà canina per eccellenza. Così, nei giorni scorsi, a cento anni dalla sua nascita, decine di cani akita inu hanno sfilato lungo una strada nel quartiere Shibuya di Tokyo per celebrare Hachiko. 

Il cane, nato nel 1923 era vissuto con il suo proprietario proprio a Shibuya. E lì, alla stazione ferroviaria, aspettava ogni giorno il ritorno del suo padrone dal lavoro. Attesa che è proseguita anche dopo la sua morte dell’uomo. E così ha fatto per dieci anni, diventando simbolo di attaccamento e lealtà.  

Tra i partecipanti alla commemorazione anche l’ex primo ministro giapponese Yoshihide Suga. Con lui altre decine di famiglie con il loro akita. Persone provenienti da tutto il Paese che hanno risposto all’appello dell’Akita Inu Preservation Society, associazione che raduna gli appassionati della razza.  

I cani e i loro proprietari hanno così affrontato un percorso di un chilometro proprio nell’area stazione di Shibuya. Passeggiata che si è conclusa accanto al monumento che ricorda Hachiko, quattrozampe la cui storia è poi entrata nella cultura di massa anche grazie a libri e cinema. La sua vicenda fu raccontata nell’omonimo film di successo del 2009 con Richard Gere per la regia di Lasse Hallstrom.  

Una storia di lealtà e attaccamento 

Hachiko nacque a Odate, nella Prefettura di Akita, il 10 novembre 1923. All’età di due mesi venne adottato da Hidesaburō Ueno, professore presso il dipartimento di scienze dell’agricoltura dell’Università Imperiale di Tokyo, che lo tenne con sé nella sua abitazione a Shibuya. Da lì, il professore, ogni mattina raggiungeva la stazione per andare al lavoro prendendo il treno, per tornare nel tardo pomeriggio. Il suo fedele cane lo accompagnava sempre in stazione all’andata e lo aspettava al suo rientro.   

ll 21 maggio 1925, però, mentre stava tenendo una lezione in università, Ueno morì improvvisamente, stroncato da un ictus, all’età di 53 anni. Hachikō, come ogni giorno, si presentò alla stazione intorno alle cinque del pomeriggio, ma il professor Ueno non comparve ed il cane attese invano il suo arrivo. Nonostante ciò, tornò alla stazione il giorno seguente e fece così pure nei giorni successivi. Con il passare del tempo, il capostazione di Shibuya e le persone che frequentavano lo scalo ferroviario iniziarono ad accorgersi di lui e cercarono di accudirlo, offrendogli cibo e riparo. 

Man mano che il tempo passava, il popolo giapponese venne a conoscenza della storia di Hachiko; molte persone cominciarono così ad andare a Shibuya solo per vederlo e poterlo accarezzare mentre attendeva invano il padrone. Nonostante il passare degli anni e il progressivo invecchiamento, il cane continuò comunque a recarsi alla stazione tutti i giorni, all’ora in cui il suo defunto padrone sarebbe dovuto arrivare.  Hachiko morì di filariasi l’8 marzo 1935, all’età di undici anni, dopo aver atteso ininterrottamente per quasi dieci anni il ritorno del suo ’papà’.  

Il suo corpo è stato preservato tramite tassidermia ed è poi stato esposto al Museo Nazionale della Scienza poco lontano dalla stazione; tuttavia alcune sue ossa sono sepolte nel cimitero di Aoyama, accanto alla tomba del professor Ueno. 

Le statue per Hachiko 

Nell’aprile 1934, quando il cane era ancora in vita, venne realizzata, per opera dello scultore Teru Ando, una statua in bronzo con le sue sembianze. Opera che venne collocata all’estero della stazione di Shibuya. Un’altra simile venne eretta a Odate, la sua città natale. E si dice che lo stesso cane fosse presente all’inaugurazione. 

Durante la seconda guerra mondiale, però, il governo giapponese, necessitando di quantità ingenti di materiale metallico per costruire gli armamenti bellici, ordinò di sacrificare anche statua di Hachiko, che venne quindi fusa. Nel 1948, a poco meno di tre anni dalla fine del conflitto, Takeshi Ando, figlio di Teru, ricevette la commissione di scolpire una nuova statua raffigurante il cane, che fu collocata nello stesso punto di quella precedente. E che lì rimane ancora oggi a testimoniare l’impresa di un cane eccezionale. 

(Foto d’apertura: https://www3.nhk.or.jp/nhkworld)

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