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Europa, sono a rischio una specie su cinque  

Il 20% di flora e fauna sono minacciate e potrebbero sparire per sempre. L’allarme lanciato da uno studio che ha coinvolto anche la Sapienza di Roma e il Museo civico di Rovereto.

di Alessio Pagani

Allarme in Europa per le tante specie animali e vegetali a rischio. Ben il 20% della flora e la fauna presenti in Europa, infatti, sono sotto minaccia di scomparsa. A dirlo, analizzando la condizione di 14.669 specie animali e vegetali racchiuse nel cosiddetto Libro rosso europeo, è uno studio pubblicato sulla rivista Plos One e coordinata da Axel Hochkirch, del Museo di storia naturale in Lussemburgo. Uno studio che parla anche italiano visto che è stato realizzato con partecipazione di Carlo Rondinini, dell’Università Sapienza di Roma, e Filippo Maria Buzzetti, della Fondazione Museo Civico di Rovereto.   

La ricerca mette in evidenza come quasi 1 su 5 delle 14.669 specie europee considerate a rischio formulata dall’Unione Internazionale per la Conservazione, sia effettivamente in grave pericolo. Si tratta sia di animali, sia di piante presenti negli ambienti terrestri, marini o di acque dolci europei. Un numero molto più alto di quanto indicato finora dalla Piattaforma intergovernativa di politica scientifica sulla biodiversità e i servizi ecosistemici Ipbes, un’organizzazione internazionale che coinvolge dozzine di Paesi membri e che definisce gli scenari in cui sviluppare le politiche per la tutela ambientale.  

Tra i mammiferi più a rischio, così, figurano la volpe artica ormai presente in numero limitato in Finlandia e in Svezia. E poi la lince e la foca monaca. Non se la passano bene nemmeno l’anguilla europea e lo squalo elefante. E tra le piante è diventato decisamente vulnerabile l’ippocastano.   

Ecco perché non bisogna perdere tempo. «La perdita di biodiversità è una delle principali sfide globali e ridurre al minimo i tassi di estinzione è l’obiettivo di numerosi accordi ambientali multilaterali», fanno sapere i ricercatori. «E questo è determinante non solamente per preservare l’ambiente, ma anche per limitare i danni economici che una minore varietà di specie può avere indirettamente su altri settori come l’agricoltura o la diffusione di malattie».   

(Foto d’apertura: IPA)

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