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Il gatto, compagno di vita da ben 10 mila anni

La convivenza fra mici e umani è iniziata molto prima di ciò che si pensava finora. Uno studio ha analizzato il Dna di 200 esemplari provenienti da tutto il mondo, scoprendo che discendono da una specie selvatica antichissima. E oggi? Convivono felicemente con noi, ma non saranno mai davvero addomesticati. E’ il gatto che sceglie il suo umano, non il contrario.

di Lorenzo Sangermano
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Chi possiede un gatto sa bene che non si tratta di una sua scelta, ma di una decisione del micio: sono loro, infatti, a scegliere noi. A valutare e decidere se gli andiamo a genio e se gli fa piacere condividere con noi la casa. Ma quando è iniziata questa relazione speciale e fortissima fra gatti e umani? Mentre molti credono che l’origine risieda nell’Antico Egitto, recenti scoperte scientifiche indicano che il legame tra l’uomo e il felino domestico risale a tempi ancora più antichi.

Per stabilirlo, un gruppo di studio internazionale ha esplorato il DNA di oltre 2.000 gatti provenienti da oltre 40 Paesi, scoprendo che gli esemplari moderni discendono da una sottospecie di gatto selvatico noto come Felis lybica, originario della Libia. Circa 10.000 anni fa, quando l’uomo iniziò ad abbandonare la vita nomade e diventò stanziale, stabilendosi in villaggi e coltivando la terra, avvenne il primo incontro tra gli esseri umani e i felini. Tutto è cominciato in Medio Oriente, nella cosiddetta Mezzaluna Fertile, l’area che comprendeva l’antica Mesopotamia, che oggi è l’Iraq, e l’antico Egitto.

I primi villaggi umani attiravano molti roditori, ingolositi dai raccolti appena seminati. Questo scatenò l’interesse dei gatti selvatici, che iniziarono ad avvicinarsi agli insediamenti dell’uomo per cacciare i topi: la loro azione sortì subito la conseguenza di tenere lontani i parassiti dalle colture. Gli uomini si accorsero presto dell’utilità dei gatti e iniziarono a incentivarne la presenza nei dintorni.

I Fenici, grandi viaggiatori e commercianti, diffusero poi i gatti come animali esotici in tutto il mondo: dalla vendita dei felini nei Paesi dove sbarcavano traevano ottimi profitti. E gli antichi Egizi, spesso associati alla convivenza uomo-gatto, anche se non furono i pionieri di questo rapporto, contribuirono comunque decisamente al culto del gatto come divinità, come dimostra l’iconografia di Bastet, la dea con testa da gatta.

La vicinanza fisica e la collaborazione reciproca tra uomini e gatti hanno portato nel tempo a una forma di “domesticazione”, che ha influenzato entrambe le specie. I gatti, predatori naturali, nei campi coltivati dall’uomo hanno trovato facile cibo e si sono guadagnati il ruolo di guardiani dei raccolti, proteggendo le zone seminate, e poi i loro frutti, dai roditori. Gli umani hanno beneficiato della presenza dei gatti nel controllo delle infestazioni e nell’accumulo di scorte alimentari durante le stagioni avverse.

Oggi, il rapporto tra uomini e gatti è profondo e variegato. Mentre alcuni sostengono che i gatti siano animali selvatici e indipendenti, la ricerca genetica dimostra chiaramente la lunga storia di convivenza tra le due specie. A differenza dei cani, però, che nel corso del tempo sono stati realmente addomesticati e hanno stretto con l’uomo un rapporto di particolare confidenza e fiducia, i gatti hanno sempre mantenuto la loro natura libera e solitaria, pur avendo sviluppato un legame affettivo inscindibile con gli esseri umani. Certo, a modo loro, che amano fare solo ciò che vogliono e non avere costrizioni.

Foto: IPA

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