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Brasile, a sorvegliare le carceri ci pensano le oche

Questi pennuti sono impiegati con compiti di sicurezza. E segnalano i tentativi di fuga dei detenuti. Ovviamente non sono l’unico sistema di sorveglianza, ma il loro utilizzo viene preferito a quello dei cani.

di Redazione

Oche a guardia delle carceri. Per segnalare eventuali evasioni. Può sembrare un’idea strampalata, ma in Brasile funziona così da 11 anni. Con questi volatili da cortile che, posizionati in un’area tra l’edificio che ospita le celle e l’ultimo muro di cinta, si godono tranquillamente la vita, con tanto di stagno a disposizione, ma sono pronte anche a segnalare ogni “invasione” del loro territorio. Che in una prigione fa rima con evasione.  

Del resto, per la storia, non è certo una novità. Un’antica storia romana, del 390 a. C., narra, infatti, che proprio questi animali fermarono l’assedio dei Galli, avvisando dell’arrivo starnazzando a volume altissimo. Quando i barbari stavano per entrare nel Campidoglio al seguito di un messaggero che era riuscito a penetrare nonostante l’assedio, furono sorpresi dai versi di questi pennuti che misero in guardia l’esercito che respinse l’incursione.  

Ecco perché non deve sorprendere che i nuovi sorveglianti del carcere di Sao Pedro de Alcantara, nello stato meridionale di Santa Catarina, siano proprio esemplari di questa specie. E sono solo gli ultimi, in ordine di tempo, posti a controllare le prigioni.  

Pochi giorni prima della fine dell’anno, infatti, hanno completamente sostituito i cani. E sono impiegati nel servizio di sicurezza, ovviamente in parallelo con gli altri sistemi di sorveglianza, per evitare eventuali fughe da parte dei detenuti. Nei momenti di pausa, invece, sguazzano nel loro laghetto privato, prima di tornare a passare in rassegna gli spazi verdi fra la recinzione interna del carcere e il muro di cinta. 

Il motivo di questa scelta lo ha spiegato ai media brasiliani il direttore del penitenziario Marcos Roberto de Souza. «Questa struttura di giorno è un posto molto silenzioso e di notte lo è ancora di più», ha chiarito. «E il loro starnazzare in caso di emergenza si sentirebbe anche a lunga distanza, proprio come una sirena». Le oche, poi, sono animali istintivamente protettivi del loro territorio e quindi sono più naturalmente adatte al lavoro di guardia. Senza dimenticare, poi, che la loro vista in penombra è superiore a quella delle persone. 

Così da almeno 12 anni le carceri brasiliane sfruttano questo metodo. La prima struttura a impiegarle, infatti, fin dal 2011 è stato il carcere di Sobral a San Paolo. Scelta che è proseguita e che si è dimostrata vincente.  

(Foto d’apertura: IPA)

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