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Api, cozze e persino i gatti. Ecco le sentinelle ambientali

Sono animali particolarmente sensibili ai cambiamenti causati dagli agenti inquinanti. E ci possono guidare verso un futuro più sostenibile.

di Alessio Pagani

In un Pianeta sempre più inquinato, anche gli animali ci avvisano dei rischi che corriamo. Del resto i dati parlano chiaro: il 99% della popolazione globale respira aria compromessa dallo smog. Numeri allarmanti che dovrebbero spingere i Paesi a ridurre considerevolmente le emissioni di CO2, in particolare la Cina, gli Stati Uniti e l’India, nella top 3 delle nazioni che guidano la classifica delle emissioni nocive. Una sfida alla quale anche l’Italia non può e non deve sottrarsi. Infatti, come sottolinea l’infografica “SOS inquinamento, la guida degli animali-sentinella per cambiare rotta” realizzata da Acea Energia, la penisola occupa la diciannovesima posizione nella classifica dei Paesi più inquinanti. Ecco perché serve un’inversione di rotta. E per implementare le azioni rivolte alla salvaguardia della biodiversità possiamo contare anche su alcuni “segnali” che arrivano dal regno animale. In particolare da quelle specie considerate sentinelle.    

Partendo proprio dalle api, insetti altamente sensibili ai cambiamenti ambientali causati da agenti inquinanti, al punto da fornire indicazioni essenziali sullo stato “di salute” dell’aria nel breve e nel lungo termine. E lo si può fare anche solo esaminando il miele e la cera che producono. Ci sono poi le cozze, che grazie alle loro qualità filtranti e alla loro sensibilità al rilascio di inquinanti fungono da veri e propri indicatori del grado di salubrità dell’acqua.   

Fondamentali, per l’equilibrio della Terra, sono poi anche gli elefanti. La loro presenza nelle foreste pluviali è determinante per questi ecosistemi. Ciascun esemplare, infatti, consente agli alberi di assorbire lo stesso quantitativo di emissioni di CO2 prodotto in un anno da 2 mila auto a benzina. Come? Pascolando, l’elefante distrugge le piante più piccole e la vegetazione cresciuta intorno agli alberi più grandi, permettendo loro di ricevere più luce, acqua e godere di più spazio.    

Tra gli animali domestici, invece, i più sensibili sono i gatti. I felini, infatti, segnalano la presenza di metalli pesanti nell’ambiente. Secondo uno studio pilota condotto da ricercatori dell’Università di Washington, questi animali vengono riconosciuti come attendibili indicatori biologici dell’inquinamento da piombo, in particolare, tipico dei Paesi a basso reddito e scarsa copertura sanitaria. Il significato pratico di questa ricerca? A dirlo sono gli stessi autori dell’indagine: «La popolazione felina di un determinato territorio potrebbe fungere da fonte di dati per rilevare il grado di inquinamento da metalli pesanti». Ecco allora che questi animali diventano potenti indicatori di quale strada evitare, e quale invece intraprendere: ci possono guidare davvero verso un futuro meno inquinato.  

(Foto d’apertura: yogis4nature)

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