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Aggressione dell’orso in Trentino: “Chiudete le zone dove ci sono femmine con cuccioli”

Tenere i cani al guinzaglio nel bosco è inoltre non solo un obbligo, ma un comportamento prudente per se stessi e il proprio animale. E una forma di rispetto dovuta nei confronti degli animali selvatici.

di Redazione

Sono stabili le condizioni del 39enne aggredito da un orso mentre era a spasso con il cane in Val di Sole, in Trentino. L’uomo è ricoverato in ospedale a Cles, mentre la Forestale si è messa sulle tracce dell’animale.  Secondo i militari ad aggredire potrebbe essere stata una femmina, forse un esemplare con cuccioli nati lo scorso anno o forse un’orsa in calore disturbata dal maschio.

Sull’episodio, che è stato segnalato al ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, sono immediatamente intervenuti gli animalisti, che ora temono il via alla caccia nei confronti del plantigrado. «Diffidiamo da chi vuole l’uccisione facile», si legge in una nota dell’OIPA, l’Organizzazione internazionale Protezione Animali. «Serve chiarezza. Non vorremmo venisse presa l’occasione sempre per incentivare l’idea di sparare agli orsi».

«Facciamo tanti auguri all’uomo che ha subito l’aggressione; siamo convinti che l’evento non sia stato volutamente causato, ma dovuto ad errori involontari o a condizioni inaspettate e imprevedibili», hanno sottolineato, invece, dall’ENPA. «La Provincia Autonoma di Trento (PAT) ha grave responsabilità: ha il dovere di interdire a persone e cani l’accesso alle zone con presenza di femmine di orso con cuccioli. Abbiamo fatto richiesta di accesso agli atti e ribadiamo la necessità di interdire tali aree».

Tenere comunque i propri animali al guinzaglio quando andiamo nel bosco è sempre un comportamento prudente sia per i proprietari, sia per gli stessi quattrozampe. E soprattutto rispetto nei confronti della fauna selvatica. «La primavera in Trentino non viene annunciata dai voli delle rondini, ma dagli incontri con gli orsi che escono dalle tane e, ancora intontiti dal lungo sonno invernale, che ha ridotto al lumicino le loro risorse di grasso, si avventurano alla ricerca di cibo in zone che credono deserte, venendo, invece, sorpresi e spaventati dall’arrivo improvviso e inaspettato di un cane seguito da un uomo», evidenzia l’ENPA. «Ancor più traumatica è l’apparizione di cani e uomini per una femmina che, seppure sfiancata dall’allevamento dei figli, nati durante il letargo, deve trovare di che sfamare se stessa e piccoli plantigradi, in una zona scelta appositamente periferica, povera di risorse e quindi poco attraente per i maschi adulti, i peggiori nemici per i cuccioli inermi».

«C’era un tempo in cui nessuno si avventurava in montagna durante l’inverno, consentendo alla fauna di stare in pace, svolgendo almeno una parte della propria vita senza interferenze umane», conclude Ente nazionale protezione animali. «Oggi non è più così, gli uomini arrivano dappertutto. Ma le istituzioni, in primis la Provincia autonoma di Trento, che si è assunta l’onore e l’onere della reintroduzione di questi plantigradi, dovrebbero dare le indicazioni corrette e porre i limiti necessari a rendere possibile la coesistenza fra l’uomo e il plantigrado, notoriamente animale elusivo e poco aggressivo».   

(Foto d’apertura: IPA)

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