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La rabbia: una malattia infettiva che può essere fatale

Colpisce animali selvatici ma anche domestici e può essere trasmessa all’uomo dal contatto con la saliva degli esemplari infetti. In Italia non se ne riscontrano casi da oltre dieci anni, ma l’attenzione deve essere alta.

di Sara Bovio

Colpisce animali selvatici ma anche domestici e può essere trasmessa all’uomo dal contatto con la saliva degli esemplari infetti. In Italia non se ne riscontrano casi da oltre dieci anni, ma l’attenzione deve essere alta.

La rabbia è una malattia infettiva che può colpire animali selvatici come la volpe e domestici come cani e gatti, e che si può trasmettere all’uomo così come ad altri animali. Il contagio avviene attraverso il contatto con la saliva degli animali malati o infetti, quindi soprattutto con morsi, e raramente anche attraverso il contatto con mucose integre. La rabbia è causata da un virus appartenente alla famiglia dei rabdovirus, genere Lyssavirus, e ha un periodo di incubazione variabile, che dipende dal tempo necessario al virus per invadere il sistema nervoso centrale: generalmente va dai 15 a 60 giorni in media, solo in casi eccezionali l’incubazione può essere anche molto più lunga. In una prima fase i sintomi sono generici, come febbre e malessere; in seguito si sviluppa l’encefalite, che può manifestarsi con diversi segni clinici: modificazioni del comportamento (ingestione di sostanze non alimentari, voracità), segni eccitativi come irrequietezza, irritabilità, iperattività, cambio della fonesi (il suono che si percepisce auscultando i polmoni), aggressività, insensibilità al dolore, movimenti non coordinati. Infine, possono sopraggiungere la paralisi progressiva e le convulsioni. In assenza di trattamento da eseguirsi nel periodo di incubazione, la rabbia è sempre fatale. 

I casi sospetti devono essere monitorati dal veterinario

È il proprietario del pet a diventare indispensabile per la sorveglianza e la prevenzione della malattia. In pratica, qualunque cane o gatto che presenti sintomi neurologici significativi non riconducibili a una causa precisa deve essere seguito tempestivamente da un veterinario. Tra le misure di profilassi ci sono il monitoraggio sanitario dell’animale morditore, la vaccinazione per via orale delle volpi e, soprattutto, la vaccinazione di cani e gatti e furetti in condizioni particolari (per esempio esposizioni, gare sportive, attività con altri animali). Il nostro Paese è attualmente indenne da rabbia. L’ultima epidemia si è verificata nel nord est italiano dall’autunno 2008 al febbraio 2011, dopo quasi 13 anni di assenza e in relazione alla situazione epidemiologica nelle vicine Slovenia e Croazia. 

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