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Vienna punta sui gatti (e sull’intelligenza artificiale) per promuovere i suoi musei

Nella nuova campagna promozionale della capitale austriaca, i felini diventano protagonisti delle più celebri opere d’arte: dagli autoritratti di Schiele ai dipinti di Klimt. Attraverso le manipolazioni grafiche il progetto innesca una riflessione sulle potenzialità o i rischi delle nuove tecnologie.

di Alessio Pagani

I felini da sempre esercitano un fascino irresistibile sull’uomo e la nuova campagna promozionale ideata dall’Ente del Turismo di Vienna lo dimostra. Il progetto, intitolato Unartificial e realizzato attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale, trasforma i gatti nei protagonisti delle più celebri opere d’arte viennesi.   

Grazie alla nuova campagna, l’Autoritratto di Schiele diventa l’immagine di un gatto imbronciato, mentre Il bacio di Klimt si trasforma nell’abbraccio tra due felini. L’ironica iniziativa, voluta dalla capitale austriaca, punta non solo a stupire il pubblico, ma anche a stimolare una riflessione sulle potenzialità e sui rischi dell’intelligenza artificiale, sempre più usata anche nella sperimentazione artistica. Il messaggio è chiaro: l’AI, per quanto sorprendente, non sostituisce la creatività dell’uomo, ma si basa su di essa. Nel caso specifico, i riferimenti forniti all’AI sono quelli racchiusi nei capolavori custoditi dalle istituzioni museali viennesi e firmati da artisti del calibro di Klimt, Bruegel e Schiele.  

Non è la prima volta che Vienna decide di combinare arte e tecnologia. Ha fatto il giro del mondo la notizia della collaborazione fra alcuni musei viennesi e Google Arts & Culture nella ricostruzione dei dipinti di Klimt distrutti dalla furia nazista durante la Seconda Guerra Mondiale. Uno dei tanti progetti che abbracciano le sfide lanciate dal digitale, fornendo nuove chiavi di lettura della storia dell’arte.  

Anche in questo caso i gattini, generati sulle opere, invitano lo spettatore a riflettere sui meccanismi, le potenzialità e la pericolosità del nuovo mezzo. «La campagna mira a dimostrare che l’arte dell’intelligenza artificiale è possibile solo perché un algoritmo fa riferimento a opere reali, realizzate da veri esseri umani. E gli originali spesso possono essere visti solo a Vienna», ha chiarito l’amministratore delegato del Vienna Tourist Board, Norbert Kettner. «Il movimento del modernismo viennese, che ha rivoluzionato il mondo dell’arte più di un secolo fa, continua a vivere e influenzare l’arte di oggi attraverso gli algoritmi che guidano le creazioni dell’intelligenza artificiale».

Il messaggio così è doppiamente profondo: il primo tassello, infatti, serve per ricordare che gli algoritmi non inventano, ma si basano sulle opere dell’uomo, il secondo ricorda a tutti che si vogliono vedere “gli originali” non esiste altra scelta se non quella di visitare Vienna.   

(Foto d’apertura: www.wien.info)

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