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Sono oltre 4mila gli animali salvati dagli zoo e dagli acquari italiani

In occasione del World Wildlife Day, 14 strutture del nostro Paese fanno il punto sui numeri e i risultati ottenuti in più di un decennio di conservazione delle specie a rischio di estinzione.

di Redazione

L’ibis eremita (nella foto d’apertura), il tritone sardo e lo storione dell’Adriatico. Ma anche l’avvoltoio grifone e la testuggine palustre. Tutte specie che l’Europa avrebbe visto estinguersi, se non fossero intervenuti i parchi zoologici e gli acquari italiani con i ripopolamenti in natura di esemplari nati in ambiente controllato. Un ruolo decisivo, che quattordici strutture italiane rivendicano in un’unica voce in occasione del World Wildlife Day, indetto dall’Onu la giornata di oggi. E che sintetizzano in “Dieci storie di successo”, una pubblicazione (disponibile a questo link) che racconta l’avventura di Italo, Ulisse e gli altri animali, tornati a popolare i propri habitat.  

Dal Friuli-Venezia Giulia alla Sicilia e dalla Campania al Piemonte, dal 2008 a oggi gli zoo e gli acquari impegnati nell’iniziativa congiunta hanno contato il rilascio di oltre 4000 esemplari appartenenti a specie animali sull’orlo della scomparsa. Come la emys orbicularis, l’unica di testuggine endemica europea, che in un decennio solo in Liguria è stata protagonista di diverse operazioni di rilascio nelle aree naturali appositamente ripristinate per accogliere questa specie. Trenta tritoni sardi, uno dei più rari e minacciati anfibi europei, sono poi tornati ad abitare la provincia di Cagliari. Duecentoquaranta ibis eremita, protagonisti di un progetto visionario in cui l’uomo vola insieme agli uccelli ormai estinti in Europa, per mostrare loro la rotta migratoria che li conduce in Toscana. Oltre 2mila storioni dell’Adriatico, che sopravvivono oggi solo in Italia a dispetto di un areale che comprendeva un tempo tutti i Paesi del Mediterraneo. Un numero di grifoni che da poche decine avvistati in Sardegna e in Friuli-Venezia Giulia, supera oggi le trecento unità in ciascuno dei due siti. Un bilancio tutto italiano, che tuttavia non tiene conto degli sforzi profusi oltreconfine. Quelli che hanno visto il ritorno del bisonte europeo in Romania, dell’orice dalle corna a sciabola in Tunisia, che proteggono gli ultimi leontopitechi testanera in Brasile e i lemuri del bambù in Madagascar. 

«Si tratta di risultati relativi al solo ultimo decennio e raggiunti solo in alcuni progetti di conservazione in cui siamo impegnati», si legge nella nota congiunta delle quattordici strutture, ovvero Acquario di Cattolica, Acquario di Genova, Bioparco di Roma, Bioparco di Sicilia, Giardino Zoologico di Pistoia, Parco Le Cornelle, Parco Faunistico Cappeller, Parco Natura Viva, Parco Oltremare Family Experience Park, Parco Valcorba, Parco Zoo Falconara, Parco Zoo Punta Verde, Zoo delle Maitine e ZOOM Torino. «Risultati resi possibili grazie a un lavoro incessante di ricerca scientifica, alla costante specializzazione in medicina veterinaria e a una dedizione quotidiana al benessere degli esemplari ospitati, che spesso devono farsi trovare pronti per affrontare il difficile viaggio verso una nuova vita selvatica. Tutto questo non sarebbe stato possibile, però, se non avessimo avuto il sostegno di milioni di persone che calcano i nostri sentieri e che ci permettono questi investimenti».  

Tra le iniziative, in programma, spiccano il mini il mini tour guidato “Insieme per la tutela della fauna selvatica” dell’Acquario di Genova, in programma sabato 4 e domenica 5 marzo con partenza alle ore 16 e alle ore 17. Domenica 5 marzo al Bioparco di Roma si svolgerà la giornata evento dal titolo “L’unione fa la forza”. All’interno del parco, dalle 11 alle 16, saranno dislocate quattro postazioni tematiche dedicate ai progetti di reintroduzione andati a buon fine.  

Domenica 5 marzo invece il Parco Natura Viva coinvolgerà il pubblico in “speciali incontri con lo staff scientifico” per conoscere la famiglia di Ulisse il bisonte europeo, una delle specie protagoniste di un progetto di reintroduzioni in natura al quale il Parco ha collaborato.     

(Foto d’apertura: Bioparco Roma)

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