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Se ti dicono che hai un “cervello di gallina” non offenderti e, magari, adottane una!

Questi pennuti sono animali molto intelligenti, al contrario di quello che tutti pensano. Inoltre, stanno diventando sempre più spesso “domestiche”. Ecco qualche curiosità su questo volatile da sempre sottovalutato.

di Redazione

Nonostante siano sempre state viste come esemplari da allevamento, è già da qualche anno che si parla di galline da compagnia. Si tratta di animali molto intelligenti che, sia se cresciuti da pulcini sia se adottati da adulti, possono creare un legame molto forte con il proprietario. Tanto che il loro rapporto può addirittura essere paragonato a quello che si ha con un cane o un gatto.

Prima di scegliere una gallina come animale domestico, però, è importante parlarne con il veterinario: si tratta di un esemplare che necessita spazi specifici e un impegno particolare. A differenza di cani e gatti, è ovvio che per loro indole le galline non sono adatte a una vita esclusivamente casalinga. L’ideale sarebbe avere uno spazio all’aperto come il giardino, dove possa trascorrere gran parte della giornata, avendo a disposizione anche un piccolo riparo dove rifugiarsi.

Per quanto riguarda il loro carattere, sono creature socievoli e curiose, amano essere coccolate, possono essere addestrate e, tendenzialmente, vivono in pace con altri animali di taglia simile. Si occupano della produzione giornaliera di uova fresche, giocano con i loro proprietari e, se necessario, si prestano anche alla pet therapy. Si tratta di veri animali sociali, infatti è consigliato averne almeno due in modo tale che si facciano compagnia.

Ecco alcuni buoni motivi per avere una gallina domestica:

1. Fanno le uova fresche e a chilometro zero;

2. Sono semplici ed economiche da mantenere;

3. Vanno d’accordo con i bambini;

4. Producono un ottimo concime;

5. Sono intelligenti e simpatiche;

6. I loro gusci d’uovo sono un ottimo fertilizzante;

7. Mangiano insetti ed erbacce, eliminando l’uso di pesticidi.

Ma vi siete mai chiesti perché si utilizza l’espressione “cervello di gallina” in modo dispregiativo se, invece, sono animali così intelligenti e socievoli? Noi di Zoon Magazine lo abbiamo chiesto al neuroscienziato Giorgio Vallortigara, che ha pubblicato un libro intitolato proprio “Cervello di gallina. Visite (guidate) tra etologia e neuroscienze”.

Professor Vallortigara, come mai ha deciso di intitolare il suo libro “Cervello di gallina”?

«L’intenzione era provocatoria, nel senso che si tratta di un’espressione utilizzata comunemente come un insulto, non solo in italiano ma anche in inglese. Infatti, si dice “bird brain” o “chicken brain” per indicare una persona poco intelligente. Il perché sia nato questo utilizzo dispregiativo non mi è chiaro: ma non solo le galline, anzi gli uccelli in generale, ci danno quest’impressione un po’ strana per via del modo in cui ci guardano. Noi mammiferi guardiamo frontalmente, mentre gli uccelli hanno una struttura della retina organizzata in maniera tale per cui gli oggetti che stanno al di là della distanza di beccata vengono guardati girando la testa e guardando prima con un occhio e poi con l’altro. Quindi ho sempre avuto quest’impressione che guardare “di sguincio” fosse considerato bizzarro e non segno di intelligenza».

È vero, quindi, che le galline sono animali intelligenti?

«Sul versante neurologico le galline, come tutti gli uccelli, hanno un cervello piccolo volumetricamente, pesa poco: la ragione è che in funzione del volo hanno cercato di minimizzare il loro peso, anche con ossa ultra leggere e cave. Però il peso e il volume non sono buoni indicatori, bisogna guardare cosa c’è dentro! Negli ultimi anni sono state scoperte cose interessanti: se si considera la densità dei neuroni del cervello, si scopre che in quello degli uccelli questa densità è molto più alta di quella dei mammiferi. Vuol dire che l’intero cervello della gallina è più piccolo, ma le sue cellule nervose sono il doppio. Quindi gli uccelli hanno compensato la necessità di avere un cervello ridotto per la funzione del volo, impacchettando strettamente le cellule nervose del loro cervello. Per quanto riguarda il comportamento, invece, le galline sono dotate di capacità cognitive sofisticate: sanno contare, sanno utilizzare forme rudimentali di geometria, sono capaci di compiere operazioni logiche… hanno dei cervelli piuttosto sofisticati».

Lei, nel suo libro, parte proprio della gallina per avvicinarsi alle neuroscienze. Cosa ha studiato in particolare di questo animale?

«Lo studio del pulcino: quello che a me interessa è capire cosa c’è nel cervello allo stato originario, prima ancora dell’apprendimento. I pulcini sono perfetti perché appartengono alle specie “a proce fatta”: quando il pulcino esce dall’uovo è molto maturo dal punto di vista mentale e motorio. Vuol dire che sa già fare un sacco di cose: sta in piedi, va in giro, becchetta… ha bisogno dell’assistenza della mamma, ma non quanto gli altri animali che nascono immaturi e non sanno fare nulla. I pulcini sanno fare tutto quello che sa fare un adulto e mostrano una forma di apprendimento molto speciale, che accade nei pochi minuti dopo la nascita: l’imprinting».

Utilizzare in modo dispregiativo il termine “cervello di gallina” è, quindi, errato. Cosa possiamo imparare noi esseri umani da questo esemplare?

«Dalla gallina possiamo imparare praticamente tutto: se si prescindere dalle caratteristiche specie specifiche della mente umana come il linguaggio verbale, tutte le altre funzioni basilari della mente come percepire, apprendere, decidere, risolvere problemi si ritrovano anche nei piccoli del pollo domestico. Solo che si osservano in una forma che può essere studiata più facilmente che non in un soggetto umano».

(Foto d’apertura: IPA)

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