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Reeny, l’Hachiko ucraina che ha commosso il mondo

La sua storia è stata raccontata da Anton Gerashchenko, consigliere del ministro degli Interni di Kiev. Ha atteso sull’uscio di casa la sua padrona Tetyana, uccisa dai russi a Makariv, e non voleva andarsene nonostante i pericoli. Nelle scorse ore la svolta: è stata adottata da una famiglia.  

di Alessio Pagani

La sua storia è stata raccontata da Anton Gerashchenko, consigliere del ministro degli Interni di Kiev. Ha atteso sull’uscio di casa la sua padrona Tetyana, uccisa dai russi a Makariv, e non voleva andarsene nonostante i pericoli. Nelle scorse ore la svolta: è stata adottata da una famiglia.  

Reeny non si è mossa dalla porta di casa. Per un mese. Nonostante le bombe, i proiettili vaganti e le mine piazzate dai russi vicino al vialetto di ingresso. Ha atteso al freddo, spesso sotto la pioggia mista a neve caduta anche a marzo in Ucraina, il ritorno della sua padrona. Pur soffrendo di artrite, questa Akita Inu di 9 anni non ha mai mollato. Incollata là, nel punto che più le ricordava la sua Tetyana. Una favola triste e commovente, moderna riproposizione di quella di Hachiko, l’Akita che per quasi dieci anni, e fino alla morte, non si arrese alla scomparsa del suo padrone, il professor Ueno, stroncato da un ictus. Dal 1925, infatti, lo attese invano alla stazione di Shibuya, dove l’uomo partiva e arrivava quotidianamente in treno. Fermo e impassibile. Proprio come Reeny, che con Hachiko, poi reso celebre dall’omonimo film del 2009 diretto da Lasse Hallström, con protagonista Richard Gere, condivide non solo la razza, ma anche il destino. Perché Tetyana non tornerà da lei. La donna, vedova dal 2020 dopo che il Covid le aveva portato via il marito, è stata uccisa intorno alla metà di marzo dai militari ceceni in forza all’esercito russo.

Secondo Gerashchenko sarebbe stata «rapita vicino a casa e poi sepolta in un giardinetto». Reeny, però, non lo può sapere e non si rassegna. Un po’ dorme, ma poi si rialza e osserva l’orizzonte. Con le orecchie dritte e il naso che cerca un segnale nell’aria. Per giorni i volontari hanno cercato di portare il cane al rifugio, ma lei si è rifiutata categoricamente di andarsene, ha solo accettato il cibo che le veniva portato e un cuscino su cui sdraiarsi.

Fino a ieri. Quando una famiglia di Makariv si è fatta avanti. «Anche loro hanno un Akita, un maschio», ha raccontato Gerashchenko, «e con l’aiuto di questo cane, sono riusciti a farla muovere». L’hanno portata a casa loro, lontano dalle bombe e dalle mine. «Sapranno prendersi cura di lei». Anche se a Reeny, in fondo, interessa solo poter rivedere Tetyana.

(Foto: @Gerashchenko_en)

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