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Ratzinger, il Papa che amava i gatti  

Da Chico, il suo felino bavarese, fino a Zorro e Contessa che lo hanno accompagnato negli ultimi anni al monastero Mater Ecclesiae. Benedetto XVI in tutta la sua vita ha sempre ricercato la dolcezza dei mici.

di Alessio Pagani

Sarà ricordato anche dagli amanti degli animali Jospeh Ratzinger, il Papa emerito scomparso lo scorso 31 dicembre a 95 anni di età. Per tanti, infatti, Benedetto XVI è stato anche “il Papa dei gatti”. Una predilezione, quella per i felini, che lo ha accompagnato fin da bambino e che è stata poi coltivata anche nei suoi lunghi anni da arcivescovo e poi da cardinale. Fino al momento in cui venne eletto Papa, quando era prefetto della Congregazione della dottrina della fede, Ratzinger viveva con due gatti all’interno del suo appartamento in Vaticano. Due amici felini che dovette necessariamente abbandonare quando divenne Sommo Pontefice, perché gli animali non sono ammessi nella residenza papale.

Nel libro “Mio fratello il Papa”, suo fratello Georg raccontò che fin da quando Joseph era un semplice sacerdote e svolgeva il ruolo di professore di Teologia nel 1968 in Germania, nutriva una particolare simpatia per il gatto di un vicino che gli faceva visita ogni giorno: il suo nome era Chico. Il micio, un gatto a pelo corto bianco e nero, aveva scelto proprio Ratzinger come figura di riferimento. E così, all’epoca del trasferimento a Roma, la stampa tedesca si premurò di intervistare Agnes Heindl, governante di lunga data del fratello del Santo padre, deputata in un primo momento a fare da badante sia al felino sia a un altro cucciolo multicolore suo amico.

Anche nella città eterna, però, Ratzinger non rinunciò al piacere delle fusa. Sono diversi, infatti, i residenti di Borgo Pio, il piccolo quartiere a ridosso del Vaticano in cui visse per decenni, che ricordano le sue passeggiate circondato da gatti randagi ai quali portava cibo. Pratica confermata ufficialmente, già nel 2005, dal cardinale Tarcisio Bertone. «Si fermava, diceva loro alcune parole in tedesco, probabilmente in dialetto bavarese. Portava loro sempre qualcosa da mangiare e se li tirava dietro fino al cortile della Congregazione della dottrina per la fede».

Nel settembre 2010, durante il viaggio apostolico nel Regno Unito, mentre era in visita all’Oratorio di Birmingham, Benedetto XVI fu attirato dall’insistente miagolio del micio portato in braccio da uno dei presenti. Le cronache del viaggio papale raccontano che il pontefice volle accarezzare quel gattino di nome Pushkin, agghindato con un nastro giallo e bianco, i colori del Vaticano.

E a tema gatti erano anche le preziose stampe o i calendari che da pontefice Ratzinger collezionava, grazie anche al fratello, che gliele faceva pervenire al ritorno da ogni viaggio. Dopo Chico – diventato poi voce narrate nel volume “Joseph e Chico”, di Jeanne Maria Teresa Perego, in cui viene ripercorsa proprio la vita del pontefice vista attraverso gli occhi del felino – il Papa emerito aveva ritrovato la compagnia costante dei mici all’interno del monastero Mater Ecclesiae, dove ha vissuto gli ultimi anni. Merito di Contessa e Zorro, che lo hanno accompagnato fino all’ultimo.   

(Foto d’apertura: @miamarylun_)

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