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Questa armata rossa non fa paura 

Nella piccola Isola di Natale sono iniziate le grandi manovre dei granchi in vista della deposizione delle uova. E tutto è occupato da questa distesa di zampette e chele in movimento. Comprese le strade e i giardini delle case.

di Alessio Pagani

L’invasione dell’armata rossa è iniziata. E durerà, come ogni anno, fino a gennaio. Periodo in cui la piccola Isola di Natale, Christmas Island, 135 chilometri di terra nel cuore dell’Oceano Indiano, posizionata proprio sotto l’Indonesia ma appartenente politicamente all’Australia, è teatro dell’imponente e pacifica “occupazione” portata avanti da una parte dei suoi abitanti: i granchi rossi. Sono loro, nome scientifico Gecarcoidea natalis, i più numerosi da quelle parti. Qualcosa come 40 milioni. E se per buona parte dell’anno faticano persino a farsi notare, rintanati al riparo delle foreste pluviali dell’entroterra, quando iniziano le “grandi manovre” rompono gli argini e avanzano, ordinati, verso il mare. Quello che si vede, così, è uno spettacolo della natura. Una distesa rossa di zampette e chele in movimento. E visto che ogni granchio supera i dieci centimetri, la massa complessiva è enorme.

Quella che va in scena è così una magia che si ripete ogni anno: decine di milioni di granchi diretti alle spiagge tropicali per deporre le uova. Una corsa contro il tempo per trovare il miglior posto e assicurare il futuro della specie. La stagione riproduttiva dei Gecarcoidea natalis, infatti, dura dalle tre alle sei settimane e si svolge in sincronia con i cicli lunari. Le femmine, infatti, devono depositare le loro uova in acqua prima dell’alba, nel momento in cui l’escursione tra l’alta e la bassa marea è al massimo livello, e farlo solo durante l’ultimo quarto di luna. Ecco allora che servono precisione e un “sesto senso” speciali. La migrazione scatta quando i granchi sono sicuri di riuscire a portare a termine tutte le operazioni necessarie in tempo utile. Quattro o cinque settimane prima, quindi, i granchi iniziano a muoversi per il loro viaggio attraverso l’isola, tra foreste, dirupi e strade asfaltate. Ma in questo, specialmente da alcuni anni, non sono soli. Ad aiutarli ci sono quasi tutti i residenti dell’isola: poco più di un migliaio di persone. Visto che le autorità, proprio per proteggere la migrazione e permettere ai granchi di muoversi in piena libertà, dispongono la chiusura di alcune strade, la creazione di “corsie preferenziali” e la recinzione di altri punti potenzialmente pericolosi per i crostacei. Non solo. Per evitare la distruzione del loro habitat, e tutelare il più possibile un fenomeno diventato una splendida attrattiva naturalistica, il 65 per cento del territorio è stato dichiarato «area protetta». Il tutto al duplice scopo di garantire un tragitto più sicuro e preservare il delicato equilibrio che regola la marcia dei granchi.

E il lavoro dei granchi non si esaurisce con l’arrivo al mare. Una volta raggiunta la spiaggia, infatti, i maschi iniziano a scavare le tane per accoppiarsi con le femmine e poi fare marcia indietro diretti di nuovo nell’entroterra. Le femmine, invece, dopo aver deposto le uova rimangono di guardia per due settimane, intente a covare. E solo al momento giusto spargono le uova lungo tutta la scogliera, in modo da farle “risucchiare” dall’alta marea. Al contatto con l’acqua salata i gusci si schiudono immediatamente, e dopo un mese i granchietti lasciano l’oceano e iniziano la loro marcia al contrario, verso la fitta vegetazione. Di loro se ne salveranno però pochissimi. Grandi solo mezzo centimetro, sono infatti facilmente attaccati da predatori: come pesci, uccelli e insetti. Ma i pochi che sopravvivono riescono a raggiungere il cuore dell’isola, dove vivranno nascosti per i primi tre anni, garantendo che il ciclo della vita ricominci.

Ora, però, i Gecarcoidea natalis subiscono una minaccia in più: la formica gialla. Introdotta, per errore, sull’Isola di Natale sta infatti decimando la popolazione dei granchi rossi, attaccandoli di continuo. E con loro è a rischio anche l’equilibrio dell’ecosistema. Perché sono questi pacifici soldatini con la corazza colorata a proteggere la foresta: cibandosi prevalentemente di foglie, semi e frutti, ne influenzano la crescita rivoltando il suolo e fertilizzandolo. Una risorsa da ammirare e salvaguardare.  

(Foto d’apertura: Christmas Island Tourism)

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