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La ricetta per la longevità passa dagli animali

Il più grande studio sull’eccezionale durata della vita di rettili e anfibi punta a svelare i segreti per invecchiare senza avere problemi.

di Alessio Pagani

Scienziati al lavoro per studiare l’invecchiamento degli animali, con un occhio di riguardo ai più longevi, alla ricerca del segreto di una vita più lunga. Così un gruppo di studio internazionale che ha coinvolto ben 114 ricercatori, si è messo al lavoro per analizzare il processo di invecchiamento in alcune specie di rettili e anfibi, scoprendo che può dipendere direttamente dalle condizioni ambientali in cui si trovano. È quanto emerge da due studi, pubblicati sulla rivista “Science”, cui ha partecipato l’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iret). Al centro del progetto, l’analisi dei tassi di invecchiamento e della durata della vita negli animali a sangue freddo, utilizzando i dati disponibili in letteratura su 77 specie e 107 popolazioni selvatiche di rettili e anfibi, tra cui tartarughe, serpenti e coccodrilli. È così emerso che nella gran parte delle specie analizzate si riscontrava un invecchiamento estremamente lento rispetto agli esseri umani. «Le operazioni di monitoraggio hanno coperto un arco temporale di 19 anni durante i quali abbiamo cercato di capire in che modo la termoregolazione, la temperatura ambientale, il corredo genetico e il ritmo di vita contribuiscano all’invecchiamento degli animali», spiega Emiliano Mori, ricercatore del Cnr-Iret. «Abbiamo così scoperto che le specie ectoterme, in cui la temperatura corporea dipende dall’ambiente esterno, mostrano una maggiore diversità di tassi di invecchiamento rispetto a quelle endoterme, la cui temperatura corporea è invece regolata dalla produzione di calore interno. Nelle prime la longevità media stimata varia da 1 a 137 anni, nei primati questo valore è compreso tra 4 e 84 anni». Nel secondo studio, il team ha esaminato i cambiamenti del tasso di mortalità di 52 specie di testuggini, tartarughe marine e animali in cattività, scoprendo che la senescenza era particolarmente lenta nel 75 per cento delle categorie considerate. L’80 per cento degli animali valutati mostrava un tasso di invecchiamento addirittura inferiore rispetto a quelli associati agli esseri umani moderni. «Questi risultati suggeriscono che alcune specie di tartarughe, in risposta a condizioni ambientali migliori, possono ridurre l’invecchiamento fisico e aumentare l’aspettativa di vita, allocando maggiori quantità di energia alla sopravvivenza piuttosto che alla protezione dell’organismo», sottolinea Mori. «Comprendere le strategie con cui gli animali ritardano la senescenza può aiutarci a spiegare i modelli macroevolutivi dell’invecchiamento».”

(Foto d’apertura: @l8niterider)

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