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La lontra torna in Veneto dopo più di mezzo secolo 

Tutti la credevano scomparsa per sempre ma è stata avvistata in provincia di Belluno. Evento assolutmente speciale visto che l’animale mancava da queste parti da quasi 60 anni.

di Alessio Pagani

Incontrarla non è facile. Anzi quasi impossibile. Tanto che si temeva fosse scomparsa definitivamente dall’Italia. Del resto la lontra europea è considerata a rischio di estinzione non solo nel nostro Paese. Dopo 60 anni di “silenzio” questo mammifero è però tornato a fare parlare di sé. Immortalato da una fototrappola nei pressi di Belluno. Immagini che hanno confermato i sospetti arrivati a partire dallo scorso novembre. Quando erano sono stati individuati alcuni escrementi della lontra europea vicino a un torrente della Val Digon. Poi a metà gannaio la fototrappola ha fatto il suo dovere catturando l’immagine dell’animale, impressa in un video per circa venti secondi in Val d’Ansiei. La specie in questione (nota con il nome scientifico di Lutra Lutra) ha delle dimensioni che arrivano ai 120 centimetri con la coda e preferisce rimanere nelle vicinanze di fiumi e laghi. La sua distribuzione nel continente europeo è molto frammentata, in alcuni luoghi il mustelide risulta addirittura estinto. 

Ad esempio, la lontra europea è completamente sparita in nazioni come l’Olanda e la Svizzera, mentre l’Italia, la Francia e la Germania possono vantare ancora qualche esemplare. E il fatto di averla ritrovata nel Bellunese è stato accolto con grande favore delle autorità locali, visto che sarebbe la testimonianza della qualità ambientale delle acque dei fiumi. Tra l’altro, le foto di cui si sta parlando sono a dir poco storiche: si tratta dei primi scatti in assoluto che abbiano sorpreso una lontra europea in provincia di Belluno, dunque una sorta di record. Si spera anche che il mammifero sia in espansione, ma mancano i dati certi per parlare di una popolazione che cresce giorno dopo giorno. 

«Difficile dirlo dalle immagini della fototrappola, ma con buona probabilità si tratta di una femmina o di un individuo giovane» spiega Michele Cassol, esperto faunista che insieme a Gabriele De Nadai e Luca Lapini ha pubblicato lo studio sul rinvenimento degli escrementi in Comelico, poche settimane fa. «E quasi sicuramente è un altro esemplare rispetto a quello di cui abbiamo certificato la presenza sul torrente Digon. Lo possiamo ipotizzare con un certo grado di sicurezza, perché la distanza tra il fototrappolaggio e le evidenze degli escrementi si colloca a oltre 20 chilometri. Se questa ipotesi sarà confermata, potremo dire che la specie si sta espandendo e colonizzando il territorio». 

(Foto d’apertura: IPA)

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