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La lontra si riaffaccia nel Nord Italia

La “signora dei fiumi”, di cui oggi si festeggia la Giornata mondiale, è tornata dopo decenni in Friuli, Veneto, Alto Adige, Lombardia e Liguria. Buone notizie anche dal Lazio dove sono stati segnalati diversi avvistamenti.

di Alessio Pagani

In Italia ce ne sono tra le 800 e le 1.000 unità. Troppo poche per gridare allo scampato pericolo, ma sufficienti per far ben sperare. Continuano, infatti, i segnali di ripresa della lontra (Lutra lutra), uno dei mammiferi più rari in Italia. Grazie infatti a un monitoraggio promosso dal WWF in Italia in collaborazione con l’Università del Molise, e diffuso proprio oggi in occasione della Giornata mondiale dedicata a questo animale, è stato possibile aggiornare la mappa della distribuzione, in particolare in quelle aree geografiche dove la specie risultava assente o con scarsi segnali di presenza.  

Fermo restando che la popolazione italiana delle lontre è concentrata soprattutto nel Meridione (Campania, Basilicata, Puglia, Calabria e in aumento in Abruzzo e Molise), dove continua la fase di espansione grazie anche all’avvenuto contatto tra i nuclei presenti, lo studio ha voluto verificare se nel resto d’Italia ci fossero segnali incoraggianti. E i primi e parziali risultati forniscono già un quadro della situazione, con notizie confortanti in alcune aree geografiche, ma anche con riscontri ancora negativi in altre.  

In particolare la lontra è tornata in alcune regioni del Nord, dove non era stata più segnalata da decenni. È il caso del Friuli Venezia Giulia, dell’Alto Adige, della Lombardia, della Liguria e, per quanto riguarda il Centro, del Lazio.  Presenze accertate anche nel Veneto, in provincia di Belluno. Si conferma invece assente in Piemonte – a parte un nucleo reintrodotto nel parco regionale del Ticino – in Emilia Romagna, in Toscana, in Umbria e nelle Marche.  

Emerge così il ritorno di questi animali sull’arco alpino e man mano più a valle, grazie allo sconfinamento di esemplari provenienti dall’Austria, dalla Slovenia e dalla Francia. Quanto alla presenza nel Lazio, in numero più evidente rispetto alle altre regioni monitorate, è molto probabile che non sia conseguenza dell’espansione della popolazione residente nel Meridione, ma che si sia trattato di un arrivo dal mare. 

Attualmente, la popolazione stimata per l’Italia è consta di numeri ancora ben al di sotto del limite vitale minimo. È quindi fondamentale continuare in tutte quelle azioni di conservazione che hanno contribuito negli ultimi decenni a evitare l’estinzione. Comprese le iniziative portate avanti dal WWF, come la creazione di una rete di aree protette fondamentali per la conservazione della specie: tra queste l’Oasi di Persano, Grotte del Bussento e Lago di Conza in Campania, Pantano di Pignola e Policoro in Basilicata, Cascate del Verde in Abruzzo e il sostegno alla realizzazione di progetti di tutela più vasti come il parco nazionale del Cilento-Vallo di Diano e Monti Alburni.

(Foto d’apertura: WWF – F. Cianchi)

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