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La balenottera di Rice appena scoperta è già in pericolo  

Identificato in America solo nel 2021, questo cetaceo è già minacciato. E gli scienziati scrivono al presidente americano Joe Biden perché intervenga.

di Alessio Pagani

È stata scoperta da poco più di un anno, nel gennaio del 2021. Quando una balena lunga una decina di metri si spiaggiò, ormai morta, sulle coste del Golfo del Messico. Inizialmente catalogata come appartenente alla specie Balaenoptera brydei (balenottera di Bryde), l’esemplare venne poi però analizzato meglio e si scoprì che apparteneva a una nuova specie ancora non descritta, morfologicamente e geneticamente diversa dalla balena di Bryde, che venne battezzata balenottera di Rice (Balaenoptera ricei).    

Non c’è però stato il tempo di festeggiare la scoperta: il destino di questo “nuovo” mammifero marino, infatti, è appeso a un filo. La specie è stata subito inserita nella Lista Rossa della IUCN con la classificazione “rischio critico” anche perché, stando alle stime dei ricercatori, ne esisterebbero ancora solo una cinquantina di esemplari. Peraltro fortemente minacciati dalle attività dell’uomo presente nel loro habitat. Industria petrolifera e attività estrattive legate al gas stanno, infatti, intaccando profondamente il Golfo del Messico, senza contare l’ingente traffico marittimo nell’area che le mette sempre più in pericolo. Ecco perché 101 scienziati di tutto il mondo, i massimi esperti di cetacei, hanno scritto una lettera aperta diretta all’amministrazione statunitense guidata dal presidente Joe Biden per attirare l’attenzione sul problema.    

«La perdita di un singolo esemplare di balenottera di Rice mette a rischio la sopravvivenza dell’intera specie», scrivono i ricercatori, «per questo bisogna agire subito. Le balene del Golfo del Messico possono riprendersi e la nostra esperienza con altre specie di cetacei dimostra che le popolazioni possono tornare a crescere se c’è un miglioramento delle condizioni. Sono per questo urgentemente necessarie misure per ridurre la loro mortalità e le lesioni gravi, nonché per alleviare i fattori di stress umani, come le esplorazioni per la ricerca di idrocarburi e l’ingente traffico marittimo che minaccia tutta l’area».    

(Foto d’apertura: @noaafisheries)

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