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“Io e Lulù”, come cane e uomo si salvano insieme

La pellicola diretta e interpretata da Channing Tatum affronta la tematica del rapporto tra i cani dell’esercito e i loro conduttori. Un road movie dedicato alla cagnolina della star, scomparsa nel 2018.

di Alessio Pagani

La pellicola diretta e interpretata da Channing Tatum affronta la tematica del rapporto tra i cani dell’esercito e i loro conduttori. Un road movie dedicato alla cagnolina della star, scomparsa nel 2018.

Un veterano che soffre di disturbo da stress post traumatico, un cane dell’esercito diventato ingestibile dopo la scomparsa del suo conduttore e per questo destinato a essere soppresso. Un viaggio, insieme. Che cambierà le loro vite. C’è questo e molto altro nella pellicola “Io e Lulù”, un road movie per niente banale con protagonisti Channing Tatum nei panni dell’ex militare Jackson Briggs e Lulù, un pastore belga Malinois, interpretato da ben tre esemplari pressoché identici.

Un racconto di reduci, di comportamenti solo all’apparenza indecifrabili e di sentimenti. Il divo alla sua prima regia, insieme con Reid Carolin, mette a fuoco soprattutto le solitudini dei due protagonisti – uomo e cagnolona – la loro difficoltà nell’essere davvero compresi e la missione, davvero titanica, di ritrovare un posto nel mondo. Una pellicola profonda, tutt’altro che improvvisata. Anche perché Tatum è un notevole conoscitore della materia: ama i cani, tanto che il nome della protagonista Lulù è una dedica alla sua cagnolina scomparsa nel 2018, ed è stato il produttore di un documentario proprio sul tema dei cani soldato, “War Dog: A Soldier Best Friend” diretto da Deborah Scranton. Ritornano così le tematiche della lealtà assoluta, dei sacrifici e persino delle ingiustizie che i binomi cani – conduttori subiscono. Come dimostrano le immagini e gli sguardi dei due protagonisti capaci di farci emozionare, sperando in un finale diverso da quello apparentemente già scritto.

Perché l’amicizia cane-padrone è davvero indissolubile. Al pari, forse, del rapporto tra commilitoni. Esemplificato, senza mai apparire puramente retorico, nelle scena in cui Lulù e Briggs rendono omaggio all’amico fraterno e conduttore scomparso in azione. Senza parole, salvo i comandi di Briggs al cane e la poesia de “il Silenzio” suonata dai soldati, ad accompagnare la scena colma di dolore. Una sobrietà commovente, interrotta proprio dal quattro zampe. Perché per lei l’amore è più importante del protocollo, e così “rompe le righe” per sdraiarsi di fianco alla bara dell’affetto più caro. Al cinema dallo scorso weekend, “Io e Lulù” diventa così una pellicola assolutamente da vedere. Per tutti, non solo per gli amanti dei cani. Perché la possibilità di ricostruirsi, grazie all’amicizia, è qualcosa di universale.

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