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Anche per i criminologi i gatti sono alleati preziosi

Il manto dei felini cattura molte tracce delle persone che vivono o entrano in contatto con loro. E questo risulta importante anche per eventuali indagini sulla scena di un crimine.

di Alessio Pagani

La chiave per risolvere un crimine potrebbe nascondersi nel pelo del gatto. Il manto dei felini, infatti, è un’autentica calamita per DNA e altre tracce umane. Ecco perché, in caso fossero necessarie indagini scientifiche, i gatti di casa sarebbero nel mirino. È quanto sostiene uno studio scientifico pubblicato sulla rivista specializzata Forensic Science International, nel quale si afferma che il pelo dei nostri gatti domestici sia un autentico collettore di residui umani sufficienti per estrarne tracce di DNA e individuare così l’eventuale presenza di persone sulla scena di un reato.  

Normalmente, infatti, perdiamo, senza rendercene conto, tracce della nostra persona, come capelli o addirittura pelle morta. Minuscoli “indizi” del nostro passaggio che finiscono poi per concentrarsi nel pelo del micio. Per confermarlo, il gruppo di ricerca ha reclutato 15 famiglie e 20 gatti in totale: dall’analisi del loro pelo e dai confronti con i campioni di materiale genetico dei loro coinquilini umani, è emerso che sull’80% dei gatti (16 su 20) sono state rinvenute tracce di DNA umano e nel 70% ne hanno trovato abbastanza da poter generare un profilo genetico della persona venuta a contatto con il felino. In alcuni casi, poi, sono stati ritrovati anche reperti riconducibili a persone estranee al nucleo familiare in cui viveva il gatto studiato. Chiaro segno del fatto che ai mici non serve un contatto prolungato per entrare in possesso del nostro DNA.  

(Foto d’apertura: IPA)

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