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In Alaska c’è un concorso di “grassezza” per orsi  

E’ la “Fat Bear Week”, la settimana dell’orso grasso, un’iniziativa del parco naturale di Katmai, in Alaska, organizzata per fare conoscere al mondo questi plantigradi che ogni anno, in autunno, si preparano al letargo. A trionfare, un maschio di 636 chili.

di Alessio Pagani

Vince il più grasso, ma non è una competizione poco salutare. Perché poi, nei lunghi mesi di letargo, ognuno dei concorrenti avrà modo di tornare al proprio peso-forma senza nemmeno troppi sacrifici. Il fine, poi, è davvero nobile. Il concorso per eleggere “l’orso più grasso dell’anno” del parco naturale di Katmai nasce, infatti, con il proposito di fare conoscere a più persone possibili la vita degli orsi bruni nel sud dell’Alaska.

In questa nona edizione della “Fat Bear Week”, ovvero la “settimana dell’orso grasso”, la competizione è stata molto agguerrita. Per affrontare l’inverno gli orsi devono infatti accumulare riserve  e dunque nel mese di ottobre si ritrovano nella loro condizione, per così dire, più tondeggiante. Così, di spareggio in spareggio, alla chiusura delle votazioni è risultato vincitore il panciuto orso 747 (ritratto nella foto d’apertura).

Come riportato nella scheda descrittiva del campione di quest’anno, 747 è un maschio adulto molto grande con un muso squadrato e un orecchio destro floscio. All’inizio dell’estate tende a perdere a chiazze la sua pelliccia bruno-rossastra. Come molti maschi adulti, ha spesso cicatrici e ferite sul viso e sul collo. Alla fine dell’estate e in autunno, è tipicamente molto grasso, il ventre appare basso e la pelliccia assume un colore uniforme marrone scuro.

Quello che conta, però, è la sua forma fisica che negli anni lo ha fatto diventare uno dei più grandi orsi bruni sulla Terra: pesa qualcosa come 636 chili. Merito delle sue abilità: è un pescatore esperto ed efficiente, attività cui si dedica quasi ogni giorno tra la fine di giugno e la metà di settembre.

Nella finale di quest’anno 747, peraltro già campione della stagione 2020, ha avuto la meglio sull’orsa 901, una femmina adulta medio-piccola, ma in rapida crescita, dalle orecchie triangolari cerchiate di biondo e una pelliccia marrone-dorato all’inizio dell’estate e marrone-brizzolato all’inizio dell’autunno. Completa il podio un’altra femmina: l’orsa 128, soprannominata Grazer e già mamma di due cuccioli, avvistati in zona proprio nella primavera di quest’anno.

Quarta e quinta posizione, invece, per la 435, una grande femmina adulta di nome Holly, con orecchie bionde e artigli color marrone chiaro, e il 480, ovvero Otis, un maschio adulto di taglia medio-grande con un muso tozzo e dal mantello marrone-brizzolato, con una macchia di pelliccia più bionda sulla spalla sinistra.

Sono loro gli orsi più famosi dell’Alaska e dei suoi territori selvaggi abitati, ancora, da una popolazione tra i 30mila e i 40mila orsi bruni. «E alcuni dei più grandi al mondo vivono proprio a Brooks River, nel Katmai National Park», spiegano i promotori del concorso, «e noi vogliamo celebrare il loro successo nella ricerca di cibo in preparazione al letargo invernale».   

(Foto d’apertura: Fat L. Law)

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