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Il rapporto tra detenuti e animali raccontato tra le sbarre dell’isola-carcere

“Animali che salvano l’anima” testimonia il legame speciale che esiste tra i reclusi della casa circondariale di Gorgona e gli animali. Anche quelli della loro infanzia. L’antologia nasce grazie a un laboratorio di scrittura creativa.

di Redazione

Si intitola “Animali che salvano l’anima” ed è un’antologia di racconti nata tra le sbarre del carcere di Gorgona, in collaborazione con la LAV. Filo conduttore delle storie sono i ricordi dei detenuti e il loro rapporto con gli animali. Le parole e i disegni presenti nel libro sono stati realizzati durante il laboratorio di scrittura creativa curato dalla docente Paola Prita Grassi. 

«Organizzo laboratori di scrittura dal 2004. Spesso, però, i miei clienti mi dicevano “non ho avuto tempo per scrivere, lo faccio per la prossima volta”. Allora mi sono chiesta “dov’è un posto dove le persone hanno tempo? In carcere!”. Così sono andata a proporre il mio laboratorio al direttore del carcere di Gorgona, che l’ha accolto con entusiasmo», racconta a Zoon Magazine Paola Prita Grassi. «Inizialmente avevo paura di non essere la benvenuta, perché si trattava di un laboratorio imposto. Ma i ragazzi avevano invece voglia di qualcosa che spezzasse la loro quotidianità ed è stato molto bello. Hanno partecipato dodici detenuti e in totale hanno scritto 22 racconti, quindi qualcuno di loro ne ha prodotto più di uno».

Gorgona si trova nell’arcipelago toscano ed è l’ultima isola-carcere d’Italia. Per decenni, a questo lembo di terra è stato attribuito il binomio “carcere-macello” perché, oltre alla casa circondariale, prima c’era un mattatoio. A seguito di proteste e con la chiusura del macello, nel 2020 è nato il “modello Gorgona”: progetto che si basa sul rapporto umani-animali, sulla cura e il rispetto reciproci, come mezzi di rieducazione e riabilitazione. Grazie a questa iniziativa, ogni giorno i detenuti della casa circondariale possono accudire gli animali presenti sull’isola. È proprio in questo contesto che nasce il laboratorio di scrittura creativa.

Foto: IPA


«Nella solitudine della loro cella, da un lunedì all’altro, i ragazzi producevano un racconto. Hanno scritto i loro ricordi con gli animali che avevano a casa o con quelli della loro infanzia. Si sono aperti molto con me, ma anche tra di loro, è nato un bel gruppo», continua la docente. «Ad esempio, un ragazzo indiano e un ragazzo pakistano hanno scritto di tori e cobra, vicende lontane dal nostro immaginario. Qualcuno, invece, ha raccontato che in altre carceri aveva allevato uccellini. Oppure la storia di Andrea: ha aiutato una scrofa a partorire e il maialino si è affezionato tantissimo a lui. Quando Andrea andava nel porcile, parlava a voce alta e il piccolo gli “dedicava” grugniti, lo riconosceva e gli andava incontro».
Sull’isola dove venivano allevati e macellati centinaia di animali ogni anno, tra i quali vitelli, maiali, conigli, pecore e cavalli, oggi uomini e animali hanno instaurato un rapporto particolare. A Gorgona vive anche un asino di 32 anni, che gode di ottima salute (si pensi che l’aspettativa di vita di un asino è, in media, 25 anni).

«Il racconto che ha colpito di più sia me che l’educatrice e la psicologa del carcere è stato però quello di Artur. Il tema era “Quale animale vorrei essere”, e ciò che ha scritto è molto toccante», conclude Paola Prita Grassi.

“Scelgo la formica perché tra di loro sono unite, capaci di proteggersi e, cosa più importante, puliscono il loro ambiente dal marcio, dagli invasori, dalla sporcizia. Sono così piccole e invisibili, però per il nostro ambiente sono molto utili”, estratto del racconto di Artur, nel libro “Animali che salvano l’anima”.

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