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Il popolo del web si mobilita per il gorilla Riù 

Una petizione che chiede la sua liberazione ha già ottenuto più di 60 mila firme. Una reale alternativa al momento non è però disponibile. E dallo zoo di Fasano assicurano che, vista l’età del gorilla, quello attuale è il contesto migliore in cui possa vivere.

di Alessio Pagani

Più di 60 mila firme raccolte. Cresce la portata del movimento popolare che chiede la “liberazione” del gorilla Riù, ospitato dal 1994 allo zoo di Fasano, in provincia di Brindisi. Un esemplare ormai anziano che, secondo i promotori della petizione, l’associazione Meta di Parma, merita di vivere i suoi ultimi anni completamente al sicuro, in una sorta di santuario per primati e non in un zoo. La sua storia è emblematica delle mutate attenzioni rivolte agli animali selvatici.

Riù, che oggi ha 48 anni, è arrivato in Italia da Nairobi, in Kenya, quand’era ancora possibile strappare animali dal territorio di nascita e portarli in Europa negli zoo e nei circhi. Fu venduto al circo Medrano che acquistò assieme a lui anche Pedro, un altro giovane gorilla. Era il 2 dicembre del 1975 e quei due piccoli primati costarono 850 mila lire.

Da allora in poi Riù e Pedro hanno vissuto sempre insieme. Prima sotto il tendone del circo poi, dal 94, allo zoo di Fasano. Il 13 dicembre 2008, però, Pedro è venuto a mancare dopo una breve malattia e Riù, ormai anziano, rassegnato e infelice, è rimasto solo. «Il suo vero problema», fanno sapere da Meta, «non è la solitudine, bensì la prigionia. È la libertà negata. Riù è un primate, è un individuo, costretto a vivere in una campana di vetro. Crediamo possa definirsi vita, vivere sempre rinchiusi in uno zoo?».

Da qui l’appello al direttore dello zoo pugliese, Fabio Antonio Rausa, per una dichiarazione ufficiale di disponibilità a lasciar andare Riù, per poterlo far trasferire in un luogo migliore. Al di là delle buone intenzioni, però, la soluzione non è così semplice. Primo perché, al momento, non esiste un luogo alternativo  allo zoo dove il gorilla potrebbe essere liberato. Aspetto non secondario che si evince anche dal secondo appello lanciato da Meta «a rifugi, santuari, aree protette, affinché chi ne abbia la possibilità si faccia avanti per accoglierlo».

Secondo tema critico sono proprio l’età avanzata e le abitudini ormai acquisite dall’animale. «La solitudine», hanno fatto sapere dalla struttura pugliese, «è prevista anche in natura per gli esemplari anziani maschi che vivono quindi lontani da qualsiasi altro consimile.

«Riù ha ora a disposizione un habitat rinnovato e raddoppiato, di oltre 600 metri quadri. Gli alberi sono sempre accessibili insieme a tronchi e “castelli” di legno su cui arrampicarsi, con una cascata ad acqua corrente dove fare il bagno, un prato verde piantumato di essenze speciali da cui può brucare come farebbe in una giungla. Non esistono muri ma enormi vetrate perimetrali che permettono a Riù (se e quando lo desidera, avendo un’infinità di aree dove potersi appartare se così preferisce) di stare a contatto ravvicinato con il pubblico, oltre agli ampi due box interni interconnessi, definibili veri appartamenti ora dedicati esclusivamente a lui. Non sono visibili al pubblico, ma sono anche questi dotati di grandi vetrate aperte al mondo esterno, una sistemazione in definitiva ben diversa da come sia stata dipinta».  

(Foto d’apertura: Meta Parma)

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