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Il caldo record riduce il latte nelle stalle italiane

Lo stress agli animali, causato dalle alte temperature, ha portato a un calo della produzione del 10%. Coldiretti parla di «emergenza nazionale» e invoca interventi urgenti contro «la catastrofe climatica».

di Alessio Pagani

Non bastano docce e ventilatori. Nelle stalle italiane il caldo record continua a mettere in difficoltà animali e allevatori. Non ci sono, infatti, solo raccolti bruciati dalla siccità a soffrire per le altissime temperature. Sono in crisi anche gli animali nelle fattorie. Al punto che le mucche stanno producendo per lo stress fino al 10% di latte in meno. A preoccupare, però, è anche la mancanza del foraggio per l’alimentazione: diminuito, a causa dell’assenza di precipitazioni, anche del 30%. È questo l’allarme lanciato dalla Coldiretti che evidenzia lo stato di emergenza per il forte calo delle rese produttive di tutti i raccolti agricoli lungo la Penisola, che in alcuni casi sono addirittura dimezzati. «Una emergenza nazionale», sottolinea l’associazione di categoria, «che riguarda coltivazioni e allevamenti travolti da una catastrofe climatica che si prefigura addirittura peggiore di quella del 2003». Per le mucche, del resto, il clima ideale è fra i 22 e i 24 gradi, oltre questo limite gli animali mangiano poco, bevono molto e producono meno latte. E con il termometro abbondantemente sopra i 35 gradi le conseguenze sono ancora più pesanti. «Per questo», rileva la Coldiretti, «sono già scattate le contromisure anti afa nelle stalle dove gli abbeveratoi lavorano a pieno ritmo perché ogni singolo animale è arrivato a bere con le alte temperature di questi giorni fino a 140 litri di acqua al giorno contro i 70 dei periodi meno caldi. Attivi anche ventilatori e doccette refrigeranti per sopportare meglio la calura e i pasti vengono dati un po’ per volta per aiutare le mucche a nutrirsi al meglio senza appesantirsi». E se a questo aggiungiamo la siccità, ecco che il comparto agricolo è davvero in ginocchio. «In questo scenario di profonda emergenza idrica è necessario agire nel breve periodo per definire le priorità di uso delle risorse idriche ad oggi disponibili, dando precedenza al settore agricolo per garantire la disponibilità di cibo, prevedere uno stanziamento di risorse finanziarie adeguate per indennizzare le imprese e favorire interventi infrastrutturali per aumentare la capacità di accumulo dell’acqua e l’ottimizzazione delle reti», conclude il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. «Del resto siamo un Paese che recupera solo l’11% della pioggia e deve fare i conti con reti colabrodo».   

(Foto: IPA)

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