Skip to Content
image description

È una faina la protagonista del libro vincitore del Campiello 

Si intitola “I miei stupidi intenti” ed è l’opera prima di Bernardo Zannoni, giovane scrittore di soli ventisei anni. Vincitore di tanti riconoscimenti, il libro ha come protagonisti animali “parlanti”.

di Redazione

Il primo romanzo di Bernardo Zannoni ha vinto la sessantesima edizione del Premio Campiello, prestigioso riconoscimento letterario. “I miei stupidi intenti” – questo il titolo – è una storia raccontata in prima persona da Archy, una faina che rimane orfana e scopre la crudeltà della vita. Il padre di Archy è morto e la madre è un animale molto severo: nutre soltanto i figli più forti e in salute, lasciando i più deboli in balia della sorte. Il protagonista, a seguito di un incidente, rimane zoppo. Diventa così anche lui un peso per sua madre, che decide di venderlo a una vecchia volpe usuraia in cambio di una gallina. 

Archy, che sin da subito aveva conosciuto la ferocia e la violenza dell’esistenza, scopre così anche l’abbandono. L’incontro con il vecchio Solomon diventa però fondamentale per la sua crescita: la volpe non è solo un duro usuraio, ma confida ad Archy di sapere leggere e scrivere e gli insegna tutto ciò che ha imparato nella vita. Poiché conosce bene la Bibbia, istruisce la faina anche su argomenti quali Dio e la morte. È proprio in questo modo che Archy guadagna la coscienza: la sua vita, che da sempre è stata guidata solo dall’istinto di sopravvivenza, si trasforma in un continuo porsi domande esistenziali. Scopre che il tempo non è un alleato, ma anzi ti avvicina alla fine; e che l’esistenza di Dio non assicura agli animali un paradiso garante di vita eterna. Quindi, ciò che resta da fare è scrivere la propria storia per illudersi di lasciare una traccia di sé nel mondo, e Archy in questo si ritrova particolarmente bravo.

Il racconto di Bernardo Zannoni è una metafora della vita, uno sguardo sul mondo che ci circonda. Gli animali “parlanti” del giovane scrittore sono i protagonisti di un romanzo decisamente contemporaneo.

«La coscienza è una dannazione, un vantaggio, ma bisogna salvare il salvabile prima di scomparire», ha raccontato l’autore. «Ho cominciato il libro quando avevo 21 anni. Volevo scrivere un romanzo su una volpe, le faine sono un po’ come le volpi, ma meno conosciute, e così ho pensato: ‘perché non una faina? È più originale, meno scontata».

“I miei stupidi intenti”, edito da Sellerio, si è aggiudicato il Premio Campiello e molti giudizi positivi. E’ un romanzo che vale la pena leggere.

Copyright © 2024 – Tutti i diritti riservati