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Chi ha usato quelle pietre? L’uomo o le scimmie?  

Alcuni utensili antichi che sembrava fossero opera di uomini primitivi potrebbero essere stati creati dai primati. È quanto sospetta una ricerca dell’Istituto nazionale di antropologia di Buenos Aires.

di Alessio Pagani

Sembrano strumenti scolpiti a mano da esseri umani. Al punto da essere una delle prove che la colonizzazione delle Americhe da parte dei nostri antenati avvenne circa 50mila anni fa. Ora, però, sembra farsi largo una nuova ipotesi. I reperti ritrovati nel sito di Pedra Furada, nel nordest del Brasile, potrebbero avere un’origine diversa da quella ritenuta fino a oggi. Un nuovo studio di un’equipe di ricercato argentini, pubblicato sulla rivista specializzata The Holocene, mette in dubbio la natura “umana” di quelle creazioni e, oltre a confutarne la data, li identifica come creazioni di branco di scimmie.   

I primati, in questo caso cebi cappuccini, che vivono nelle foreste del Brasile e che fanno largo uso di strumenti di pietra, per esempio per rompere i gusci delle noci e aprire altri frutti, sarebbero, infatti, i responsabili.  Normalmente, sostengono gli scienziati, gli strumenti dei cebi col tempo si usurano e possono anche spaccarsi: quando succede, quello che resta delle rocce risulta avere un aspetto molto simile a quello delle pietre lavorate dai primi esseri umani.   

Così l’ultima analisi sarebbe arrivata a dimostrare che i resti rinvenuti a Pedra Furada sarebbero proprio le rocce utilizzate dalle scimmie locali, alle quali mancano una serie di caratteristiche presenti invece negli attrezzi creati da mano umana. E se l’ipotesi fosse confermata, crollerebbe anche la teoria che vuole che gli esseri umani abbiano colonizzato le Americhe già 50mila anni fa e tornerebbe valida quella che è andata per la maggiore finora: e cioè che gli umani sono arrivati in America del Sud solamente in un periodo che risale a 14.000 anni fa, scendendo da Nord. Sarebbero state le scimmie, dunque, a trarre in inganno i paleoantropolgi. Almeno fino a ora.

(Foto d’apertura: IPA)

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