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«Carcere per chi abbandona gli animali». L’onorevole Brambilla presenta un disegno di legge

L’obiettivo è aumentare le pene attuali disponendo la reclusione da 3 a 5 anni e multe dai 5mila ai 30mila euro.

di Redazione

Dove non funziona l’educazione, servono pene esemplari. Torna d’attualità, infatti, con l’inizio dell’estate il tema dell’abbandono degli animali domestici. Pratica crudele, pericolosa ed eticamente inqualificabile che già ora viene punita dal codice penale con l’arresto fino a un anno o con una multa che va dai 1.000 ai 10.000 euro, secondo quanto previsto dall’articolo 727 del Codice penale. All’orizzonte, però, c’è un giro di vite. Per condannare più severamente tutti coloro che si disfano, senza troppi scrupoli, del loro animale domestico.  

Alla Camera è stato presentato, infatti, un disegno di legge a prima firma di Michela Vittoria Brambilla, deputata del gruppo misto e presidente dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali, che prevede un sostanziale appesantimento delle pene per chi si rende protagonista di abbandoni. Il testo ha iniziato ieri il suo iter in commissione Giustizia, a Montecitorio, e se dovesse essere approvato segnerebbe una svolta in tema di diritti degli animali.

«Presto potrebbe costare davvero caro, in ogni senso, abbandonare gli animali, magari perché, nella stagione delle vacanze, diventano un ingombro», ha fatto sapere Michela Vittoria Brambilla. «Questo odioso comportamento, potrebbe essere considerato a tutti gli effetti maltrattamento e quindi sanzionato pesantemente, se passerà la mia proposta di legge per modifiche al codice penale in materia di reati contro gli animali». Il che equivarrebbe a pene decisamente più severe: la reclusione da tre a cinque anni e la multa da 5 mila a 30 mila euro.  

«La pena attuale», sottolinea la deputata, «è troppo blanda e non ha effetto deterrente. Con sanzioni più pesanti, e il rischio concreto di essere sorpresi magari da qualche telecamera, chi progetta di compiere questo gesto ripugnante ci penserà due volte».

(Foto d’apertura: IPA)

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