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Cani e gatti senza cibo per colpa dei biocarburanti?  

Secondo le associazioni che raggruppano le imprese produttrici di nutrimenti per i quattro zampe, 90 milioni di proprietari europei rischiano di subire gli effetti dell’utilizzo dei grassi animali, fondamentali per l’alimentazione dei pet, per la produzione di “combustibili verdi”.

di Alessio Pagani

Rischio aumento dei prezzi e addirittura scarsa reperibilità sul mercato per i mangimi di cani e gatti. È questo lo scenario tratteggiato da Assalco e Fediaf, le associazioni di categoria italiane e europee che raggruppano i produttori di alimenti per animali. Al centro dell’allarme ci sono i cosiddetti “grassi animali”, parte degli scarti di produzione degli allevamenti, ad esempio, che per una serie di ragioni non vengono trasformati in alimenti e che diventano, invece, preziosissimi per la produzione di mangimi per cani e gatti. Ora però dall’Unione europea è arrivato il via libera all’utilizzo di queste sostanze per la produzione di carburanti, in particolare quelli per il settore aereo. Da qui la protesta dell’industria degli alimenti per animali domestici che rischia di vedersi sottrarre ingredienti preziosi per preparare mangimi nutrienti per cani e gatti.

«La destinazione a biocarburante dei sottoprodotti di origine animale idonei all’alimentazione animale», sottolineano, infatti, da Assalco e Fediaf, «priverebbe il pet food di materie prime necessarie e di scarsa disponibilità. Si tratta di ingredienti chiave negli alimenti per animali da compagnia. In sostanza, questo significa togliere gli alimenti dalle ciotole dei nostri animali d’affezione e metterlo invece nei serbatoi di carburante». «Siamo delusi dal fatto che il Parlamento europeo abbia dato priorità ai biocarburanti rispetto alla salute e al benessere dei nostri animali da compagnia», conclude Rosa Carbonell, Presidente di Fediaf. «Come risultato di questa decisione, il rischio di carenze potrebbe aumentare e la crisi alimentare potrebbe presto raggiungere anche i nostri amici a quattro zampe».  

(Foto: IPA)

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