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Botti di Capodanno e animali domestici: scendono in campo anche gli Acchiappalevrieri 

Le fughe di cani a Capodanno per lo spavento dovuto allo scoppio di petardi e fuochi d’artificio sono tantissime. Anche i levrieri, come gli altri quattrozampe, soffrono durante la notte di San Silvestro. Ma una associazione speciale cerca sempre di riportare a casa tutti i fuggitivi.

di Redazione

Il Capodanno è il giorno nero sul calendario di tutti i cani. Se per noi è sinonimo di festa, per loro è un momento di tremenda paura e angoscia. Gli Acchiappalevrieri, che già lavorano tutto l’anno per recuperare appunto i levrieri dispersi, durante la notte di San Silvestro ricevono tantissime telefonate di cani scappati.«Purtroppo si registrano davvero molte fughe. In questi anni ci è capitato che la notte di Capodanno scappassero anche dieci cani, che per fortuna siamo riusciti a riportare a casa. Noi cerchiamo di fare una campagna di sensibilizzazione costante: bisogna stare attenti anche nei giorni che precedono il primo dell’anno perché la gente inizia a sparare i botti», racconta a Zoon Magazine Debora Fiona, presidente dell’associazione Acchiappalevrieri. «A volte anche la passeggiata quotidiana può diventare una tragedia, lo scoppio improvviso può far scappare il cane immediatamente. I levrieri, a maggior ragione, devono essere tenuti in sicurezza perché sono cani imprevedibili e quando vogliono liberarsi dal guinzaglio fanno qualsiasi cosa. L’attenzione deve essere massima, la sera di Capodanno in particolare bisogna evitare anche l’uscita in giardino o sotto casa per i bisogni del cane».I levrieri sono infatti animali che riescono a saltare così in alto da scavalcare i cancelli delle abitazioni, possono correre a grande velocità e in breve tempo sono in grado di allontanarsi anche di parecchi chilometri. 

L’associazione Acchiappalevrieri, che è operativa già da 12 anni, lavora su tutto il territorio italiano ed è specializzata nel recupero di questa specie di cani.«Noi facciamo ricerca e cattura di levrieri, siamo un’associazione di volontari e veniamo supportati solo da donazioni di chi ha voglia di darci una mano. Ci atteniamo allo spirito del mutuo soccorso, perché siamo convinti che in questa situazione si possa trovare chiunque. Quando una persona perde il proprio cane, perde la ragione ed è importante dare un supporto anche solo per l’aspetto pratico della ricerca. Lo spirito è quello dell’aiutarsi a vicenda», spiega Debora Fiona. Conoscere bene la razza è importante per sviluppare competenze specifiche nella ricerca. Bisogna capire questi cani per prevedere i loro comportamenti, è necessario sapere bene come muoversi per avvicinarli e riportarli a casa. «Noi, innanzitutto, studiamo il caso specifico: da dove arriva il cane, il suo vissuto, se è da tanto in famiglia, che situazione ha causato la fuga e altre dinamiche. Successivamente inizia l’indagine: andiamo sul territorio a cercare le tracce, impronte o altri segni di passaggio. Poi parte subito anche una campagna di pubblicazione post, appelli, volantinaggio e allerta rivolta agli organi competenti. 

Associazione Acchiappalevrieri

«Appena iniziano ad arrivare segnalazioni si individua la zona di azione e si posizionano punti cibo o oggetti che fanno riferimento alla famiglia, ad esempio una maglietta», continua Debora Fiona. «A quel punto inseriamo una foto-trappola per individuare quale cane mangia il cibo che abbiamo lasciato. Se vediamo che è l’esemplare disperso posizioniamo lì una gabbia-trappola per recuperarlo».Da quando la presidente dell’associazione ha adottato il suo primo levriero, ormai 12 anni fa, non ha mai smesso di amare e studiare questa razza, fino a dar vita alla sua particolare organizzazione. Durante tutto l’anno si registrano centinaia di segnalazioni: Acchiappalevrieri cerca di riportare tutti a casa sani e salvi e, alcune volte, dai ritrovamenti nascono anche adozioni.«Un recupero molto intenso è stato quello di un levriero che si era perso a Macerata: abbiamo impiegato diversi mesi per recuperarlo. Mia sorella, che fa parte dell’associazione, è stata in quella zona sei mesi prima di riuscire a prenderlo. Era un cane furbissimo, trovava cibo ovunque e non entrava nei recinti. Abbiamo impiegato quasi due mesi solo per per abituarlo a mangiare sempre nello stesso punto. Una volta preso, però, lo ha adottato proprio mia sorella, un vero lieto fine», conclude.

(Foto d’apertura: Associazione Acchiappalevrieri)

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