Skip to Content
image description

Bisogni dei cani non raccolti? I maleducati si incastrano con il DNA

La schedatura dei quattrozampe già sperimentata con successo in diversi comuni come Malnate, Carmagnola e Atrani, potrebbe arrivare anche in una grande città come Torino. La proposta è stata lanciata, ma l’amministrazione frena: «Difficile mappare 90mila animali».

di Alessio Pagani

È presto per dire se anche Torino si aggiungerà alla lista, per ora a dire il vero piuttosto scarna, dei comuni che hanno dato vita alla schedatura genetica dei cani per colpire i padroni maleducati. Quelli cioè che non raccolgono i loro escrementi. Esperimenti portati avanti con successo da diverse realtà in tutta Italia, come Malnate, in provincia di Varese, Carmagnola, nel Torinese, e Atrani, località della Costiera Amalfitana.    

In queste località si è deciso di combattere così la cattiva abitudine di non ripulire i bisogni del proprio quattrozampe: attraverso la schedatura genetica totale dei cani, grazie a un semplice e indolore prelievo di saliva, e poi all’analisi dei “campioni” lasciati sui marciapiedi. Misura dal duplice obiettivo: costituire un deterrente contro la maleducazione e sanzionare tutti coloro che non si comportano da padroni responsabili.    

Modello che anche a Torino i promotori dell’iniziativa vorrebbero fare proprio: la proposta arriva dalla Circoscrizione 2. Il funzionamento della schedatura DNA dei cani di Torino, stando a chi propone l’introduzione del sistema, sarà possibile grazie alla collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico, che si occuperà delle analisi. I campioni “indesiderati” trovati in strada saranno raccolti dai vigili e attraverso la loro analisi sarà possibile risalire al padrone da sanzionare.    

Un meccanismo semplice solo sulla carta. Poco meno del 50%dei cani dei torinesi infatti possiede un microchip. In aggiunta, spesso sono proprio i padroni di questi cani già registrati a essere i più attenti nell’utilizzare gli appositi sacchetti. La schedatura del DNA dei cani a Torino sembra quindi una soluzione dalla non facile applicabilità. Il primo passo sarebbe costituire un’anagrafe genetica canina che sia la più ampia possibile, così da avere un data base di archivio da confrontare. «È fattibile, alcuni Comuni lo stanno praticando», ha spiegato alla stampa locale l’assessore alla tutela animali, Francesco Tresso, «ma bisogna ragionare anche sui costi e sulla fattibilità in un territorio come il nostro. E ritengo sia difficile censire quasi 90mila cani, quanti si stima ce ne siano a Torino».

L’opzione, però, non viene definitivamente scartata. E sarà il tempo a dire se questa strada potrà effettivamente essere percorsa dalle grandi città o resterà un’opzione efficace solo per i piccoli comuni, con un numero di cani da schedare più ridotto.    

(Foto d’apertura: IPA)

Copyright © 2024 – Tutti i diritti riservati