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Le contraddizioni del regno di Carlo III, il re “animalista” 

La pelle degli orsi neri del Canada ricopre le teste della Guardia Reale, mentre alcuni ingredienti necessari per produrre cosmetici vengono testati sugli animali.

di Silvia Stellacci

Mentre il Regno Unito ha iniziato una nuova era sotto la guida di re Carlo III, le speranze si alzano per un futuro più verde e compassionevole. Il sovrano ha dedicato gran parte della sua vita alla difesa dell’ambiente, promuovendo politiche sostenibili e lottando per porre fine all’uso di animali nelle sperimentazioni scientifiche. Tuttavia, l’ombra di una contraddizione persiste, mettendo alla prova la coerenza delle sue promesse.

I colbacchi della Guardia Reale sono fatti di pelliccia d’orso

L’iconica Guardia Reale, con i suoi vistosi cappelli, è diventata nei secoli un simbolo della tradizione britannica. Tuttavia, dietro a quel simbolo si nasconde una realtà crudele. Le pelli utilizzate per la creazione di quei colbacchi sono ottenute con la caccia agli orsi neri del Canada, una pratica che lascia dietro di sé una scia di sofferenza e morte. Soprattutto se si considera che per ogni cappello prodotto serve la pelle del collo di un orso.

Secondo le informazioni riportate da PETA (People for the Ethical Treatment of Animals), gli orsi cacciati per la loro pelliccia vengono spesso colpiti con colpi di pistola, frecce e a volte lance, ma non sempre vengono uccisi immediatamente. Circa un orso su sette riesce a sfuggire ferito, per poi morire dissanguato o di fame. In alcune province del Canada, è permessa una caccia primaverile agli orsi, durante la quale spesso vengono uccise le orse madri che si muovono per cercare cibo, lasciando i loro cuccioli indifesi destinati a una morte crudele.

Il Ministero della Difesa britannico (MoD) sostiene la sua scelta di utilizzare le pelli degli orsi, perché si dice convinto della loro provenienza da abbattimenti autorizzati dal governo canadese. L’organizzazione PETA, però, dopo una ricerca approfondita che ha riguardato lo stesso ministero, non ha trovato alcuna prova di questa affermazione. Al contrario, sembrerebbe che chi uccide gli orsi e vende le loro pellicce lo faccia per profitto.

Oltre al costo etico, i cappelli di pelliccia di orso della Guardia Reale hanno, infatti, anche il costo esorbitante di £1.710 ciascuno. PETA ed ECOPEL – un produttore globale di tessuti e abbigliamento in pelliccia sintetica – hanno sviluppato e offerto gratuitamente al MoD una fornitura illimitata di pelliccia sintetica e colbacchi cruelty free fino al 2030, in linea con tutti i requisiti richiesti dal ministero, che però ha respinto questa alternativa come soluzione non valida.

Riprendono i test sugli animali nell’industria cosmetica

Nel Regno Unito i test sugli animali per i cosmetici o i loro ingredienti sono stati banditi nel 1998. Vengono concessi dalla legge solo quando i benefici della ricerca superano qualsiasi sofferenza animale, come nel caso dei farmaci. Ora, però, dopo un lungo stop di 25 anni, una sentenza dell’Alta Corte a favore dell’azione del governo autorizza di fatto i test sugli animali per alcuni ingredienti dell’industria cosmetica.

Il giudice, infatti, ha deciso di respingere il ricorso della Cruelty Free International (CFI) contro il ministero dell’Interno britannico, accusato di aver lasciato l’opinione pubblica all’oscuro di un cambio di politica sulla sperimentazione animale dopo il febbraio 2019. Per l’Alta Corte è sì «deplorevole» che il governo non abbia annunciato pubblicamente un cambiamento di politica, ma è anche vero che non ci sono state violazioni dei doveri legali da parte del ministero dell’Interno, perché né la CFI né il pubblico avevano una «legittima aspettativa» di essere informati su un cambiamento di posizione politica.

Di fatto, ora le aziende cosmetiche possono richiedere licenze per eseguire test sugli animali al fine di garantire la sicurezza dei lavoratori che manipolano determinate sostanze, tra cui l’omosalato, un ingrediente comune nei prodotti per la protezione solare, come correttori e fondotinta. La sostanza, se presente a basse dosi è considerata sicura, ma concentrazioni più elevate possono danneggiare il sistema immunitario umano.

Attivisti per i diritti degli animali hanno denunciato la decisione, ma l’Alta Corte ha ribadito la posizione del governo, nonostante più di 80 marchi del settore cosmetico abbiano espresso sconcerto per questa inversione di rotta.

(Foto d’apertura: IPA)

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