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Sei ibis eremita abbattuti dai bracconieri 

Una strage silenziosa miete vittime tra questi uccelli in pericolo di estinzione. A denunciarlo il Parco Natura Viva.

di Alessio Pagani

Una strage silenziosa di animali pacifici che dovremmo proteggere e tutelare. Non si ferma di fronte a nulla, infatti, la violenza del bracconaggio. La stagione venatoria appena conclusa allunga la lista degli uccelli uccisi dalla caccia illegale e fa salire a 6 il numero ibis eremita abbattuti. L’ultimo referto dell’Istituto zooprofilattico del Lazio e della Toscana conferma il bracconaggio come causa di morte di Kingsley e arriva dopo quelli di Taylor, Gustav e Otto a novembre e di David e Harald a gennaio. Il corpo di Kingsley, due anni, è stato ritrovato in un uliveto di Albinia, a quattro chilometri in linea d’aria dall’Oasi di Orbetello. Area che fino adesso era stata il porto sicuro per tutti gli ibis eremita tornati a solcare i cieli d’Italia dopo 400 anni dalla loro scomparsa in Europa. Quello era un rifugio protetto in cui trascorrere la stagione fredda per poi ripartire alla volta del Nord, in cui nessun bracconiere aveva ancora osato mettere piede.

A lanciare l’allarme il Parco Natura Viva di Bussolengo, unico partner italiano del progetto LIFE co-finanziato dall’Unione Europea per la reintroduzione in natura di questa specie. Ora preoccupato per l’imminente migrazione primaverile che vedrà gli ibis sorvolare l’Italia verso Nord. «Nella zona dell’Oasi», spiega Cesare Avesani Zaborra, Ceo del Parco Natura Viva, «risiedono oggi 195 ibis eremita, che se non sono impegnati nella rotta di migrazione, si stabiliscono in un raggio di circa 10 chilometri dall’area naturale. Si tratta di uccelli miti, che cercano invertebrati nei campi e che riposano sui rami. Impossibili da confondere con qualunque altra specie anche per via del loro becco lungo e ricurvo. Temiamo che chi ha imbracciato il fucile sapesse a chi stava sparando.

La preoccupazione adesso va a tutti quegli esemplari che tra meno di un mese si rimetteranno in volo per seguire la rotta a Nord in previsione della stagione calda, verso le temperature fresche dell’Austria». La costa tirrenica della Toscana è sempre stata al centro della lotta contro il bracconaggio del progetto di conservazione di questi uccelli e del Parco Natura Viva. «Facciamo appello anche alle associazioni venatorie», conclude Avesani Zaborra, «perché ci aiutino in questa lotta comune per la salvaguardia di una biodiversità che siamo già riusciti ad estinguere in passato. Che oggi si uniscano a noi per rimediare ai crimini perpetrati».   

(Foto d’apertura: Parco Natura Viva)

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